Cronaca della prima serata del “Festival della rinascita”
Prima serata del Festival di Sanremo 2021. Quello annunciato da tempo come “il Festival della rinascita”, quando ancora sembrava possibile pensare a una kermesse tradizionale, con il pubblico, i giornalisti e i fans in giro per le strade della riviera. La liturgia di Sanremo, che nei suoi 70 anni di storia non ha mai perso la sua forma rituale, sarà l’occasione per ricominciare. Per tornare a respirare qualcosa di normale in questa vita a cui di regolare ormai è rimasta solo la cadenza dei Dpcm.
Si ricomincia così, senza pubblico, con applausi registrati a tratti tanto fastidiosi quanto coinvolgenti come le risate preconfezionate per i telefilm americani. Le poltrone vuote, però, gridano da subito vendetta. Non solo c’è un effetto straniante senza nemmeno i consueti vertici Rai nelle prime file, ma è un vero peccato vedere i due conduttori fare uno spettacolo che sembra una grande prova generale. Senza potere ammiccare a nessuno. Senza la classica magia di quel palcoscenico che ha sempre fatto tremare le gambe a chiunque.
Dopo la dedica di Amadeus al Paese che lotta, tocca a Fiorello.
In versione Achille Lauro, dissacra alla sua irresistibile maniera Grazie dei fiori. Alle 21.06 comincia la gara delle Nuove Proposte con Gaudiano, Elena Faggi, Avincola, Folcast. E sembrano essere proprio gli ultimi due i più convincenti, al netto dell’abbigliamento di Avincola, talmente arancione da ricordarci di essere ancora la terra dei cachi. Forse questo lo penalizza, e così insieme a Folcast, passa in semifinale Gaudiano. Sono le 21.34: di fatto è finita solo l’Anteprima.
Al rientro, infatti, Amadeus e il suo compagno di avventure (quest’anno a tutti gli effetti co-conduttore più che ospite fisso di lusso) regalano una seconda apertura della serata. Un momento musicale di autentico varietà d’altri tempi, con tanto di ballerine e piume intorno a loro.
Diodato è il primo superospite, che ci fa ripartire da dove ci eravamo lasciati con la sua Fai rumore. A posteriori di tutto quanto vissuto negli ultimi 12 mesi, regala un’emozione ancor più forte di un anno fa, nonostante qualche indecisione vocale.
Alle 21.59 inizia la gara dei Big: la prima serata si apre con Arisa, elegantissima tutta di rosso vestita.
Potevi fare di più, scritta da Gigi D’Alessio, prende forza sull’intensità della cantante, non perfetta ma come sempre una delle poche ad avere il coraggio di toccare certi semitoni dall’effetto piuttosto strano.
Emozionata, ma a suo agio come poche, la bellissima e spontanea Matilda De Angelis: tocca a lei, dopo qualche battuta, presentare Musica leggerissima di Colapesce e Di Martino. Il duo, favorito della vigilia secondo i bookmakers, propone un orecchiabile ritmo ammiccante: gli anni ’80 non sono finiti. Legittimano le previsioni e convincono, un po’ meno negli assoli.
Alle 22.13 arriva Zlatan Ibrahimovic, rigorosamente in smoking. Recita la parte del “temuto dittatore” che impartisce ordini anche ad Amadeus: più che un momento di comicità, una forzatura più scontata di un film di Vanzina.
Con Ora, Aiello propone un’insolita melodia che potrebbe anche essere interessante. Lo sarebbe certamente ancora di più se solo lui prendesse una nota e ci facesse capire una parola del testo di cui è anche autore.
Alessia Bonari, l’infermiera della storica fotografia di inizio pandemia, è la presenza che ci ricorda il momento che stiamo ancora vivendo. La sua sincerità è senz’altro più interessante dell’ostentata antipatia di Ibra.
Alle 22.34 è la volta di Francesca Michielin e Fedez, i più attesi della prima serata.
Chiamami per nome ha molto ritmo e poca melodia in un’atmosfera suggestiva. Peccato che l’influencer non rinunci all’autotunes nemmeno a Sanremo. Bene, ma era lecito aspettarsi di più dagli interpreti di Magnifico e Cigno nero.
Arriva Loredana Bertè, per la prima volta in veste da superospite su quel palcoscenico che non l’ha mai (ingiustamente) vista arrivare sul podio. Togliere il pubblico a una rockstar come lei, però, significa eliminare la carica più forte: il risultato è un medley urlato più che intonato. Il nuovo singolo, Figlia di, presentato in playback, è più che mai convincente. La sua energia ci farà ballare tanto anche in estate.
Max Gazzè non si smentisce mai: alla sua sesta partecipazione, 21 anni dopo Il timido ubriaco, continua a essere il più originale e imprevedibile. Vestito come Leonardo da Vinci, cita Frankenstein Junior nel celebre “Si può fare”. Ritmo incalzante, testo ironico e interpretazione meravigliosamente attoriale. Il farmacista probabilmente non vincerà per una tradizionale abnegazione delle classifiche sanremesi a questo estro, ma lo meriterebbe.
Noemi con Glicine non è molto diversa dal suo solito stile, come aveva invece preannunciato. Proprio per questo convince al primo ascolto, con quella voce capace di bassi e ruvidità che nessun’altra è mai riuscita ad imitare. La sua canzone, parlando di rinascita e di rinnovata forza interiore, racconta più di tante altre sentimenti di attualità. Sarà il suo anno?
Tocca quindi ad Achille Lauro, che sconvolge con un vero e proprio numero musicale e scenografico.
In tuta aderente, con copricapo pieno di piume rosa, si esibisce per la prima volta da ospite nella kermesse che lo ha visto protagonista negli ultimi due anni. Sembra lacrimare sangue sulle note della sua Solo noi. Emozionante, anche se sembra esserci qualcosa di già sentito nel nuovo singolo…
Madame, vestita in argento glitterato con tanto di guanto su una sola mano (non quella che tiene il microfono) e la cravatta infilata nel top, sembra avere la canzone meno forte. La sua Voce, però, merita la pazienza del riascolto che certi brani richiedono fisiologicamente.
A mezzanotte arrivano i Måneskin, e anche chi sta dormendo a quel punto viene svegliato dal rock più puro. La band con Zitti e buoni, sembra avere azzeccato uno dei pezzi che ascolteremo di più in radio. Dove, però, non ci saranno i virtuosismi dell’orchestra, ancora una volta straordinaria.
Nella gara dei peggio vestiti, si candida Ghemon con l’abito avio a quadrotti sopra la camicia rossa aperta e maglia della salute. Quel che conta di più però è la musica, e lui non delude. Il ritornello della sua Momento perfetto è un incontro tra rap e swing sorprendente e per niente facile da cantare.
L’omaggio di Amadeus e Fiorello al dj Claudio Coccoluto, scomparso a soli 59 anni, è la nota di commozione della prima serata.
Alle 0.26 si palesa Jovanotti, ma è solo al telefono purtroppo. La sua assenza e quella del pubblico non spengono però nemmeno a questi orari la voglia di fare show che solo Fiorello sa esprimere in un certo modo. Coinvolge Amadeus in una Lambada che diverte più che imbarazzare lo stesso direttore artistico, andando oltre i distanziamenti sociali per qualche istante. Duetta con Matilda De Angelis in Ti lascerò, e ne nasce una reinterpretazione tutta nuova dello storico brano scritto da Fasano e Berlincioni. Sul palcoscenico non ci sono le solite caricature di Oxa e Leali, ma due voci calde e appassionate.
Tocca quindi ai Coma_Cose regalare quel ritmo frizzante e a tratti malinconico che si presta a essere cantato sulle spiagge davanti a un falò: Se mi bruci sarà sicuramente uno dei successi radiofonici dell’edizione.
Elegantemente sexy, in perfetta linea con il suo nuovo album Nuda10 che la vede più audace rispetto al passato, Annalisa regala anche quest’anno una perla originale: Dieci è una canzone che non esalta le prime volte, ma le ultime. Melodica, ritmi cadenzati: non delude, restando anche lei sostanzialmente uguale a se stessa.
Alle 0.52 torna in scena Diodato che regala un medley delle sue canzoni, chiudendo con Che vita meravigliosa che vinse il David di Donatello lo scorso anno. Superata l’emozione dell’inizio, è decisamente più forte dell’esibizione con cui aveva aperto la serata. I detrattori del Festival, nel frattempo, a quest’ora staranno già chiamando il Codacons per gli orari notturni a cui li sta costringendo Amadeus. Probabilmente sono gli stessi che sostengono ancora che questo Sanremo non s’ha da fare e proclamano di non guardare nemmeno un minuto del Festival, salvo saperne tutto. I ritmi, però, sono snelli e quando l’orologio segna le 1.00 non si avverte stanchezza al di là di qualsiasi ironia.
Francesco Renga non delude: “Quando trovo te” entra nel cuore e nelle orecchie immediatamente.
La voce del cantautore bresciano la si riconoscerebbe ovunque, e ogni volta emoziona e stupisce nella sua perfezione interpretativa.
Chiude la prima serata Fasma, unico Big tra le Nuove Proposte dello scorso anno. Canta Parlami, e conferma che anche il rap più puro ormai si serve sempre di un ritornello melodico.
La Banda Musicale della Polizia di Stato con Stefano Di Battista si esibisce sulle melodie di Carlos Gardel e Astor Piazzolla: un bel momento di musica che tuttavia lascia qualche dubbio sulla solita necessità di musica straniera al Festival della canzone italiana.
All’1.25, arriva la prima classifica della giuria demoscopica, quasi fin troppo facile da leggere senza i canonici rumoreggiamenti del pubblico.
- Annalisa, Dieci
- Noemi, Glicine
- Fasma, Parlami
- Francesca Michielin-Fedez, Chiamami per nome
- Francesco Renga, Quando trovo te
- Arisa, Potevi fare di più
- Maneskin, Zitti e buoni
- Max Gazzè, Il farmacista
- Colapesce-Di Martino, Musica leggerissima
- Coma_Cose, Fiamme negli occhi
- Madame, Voce
- Ghemon, Momento perfetto
- Aiello, Ora
Finisce la prima serata, che regala tante belle canzoni, uno show divertente, ritmato e una grande rivelazione di cui sentiremo parlare sempre di più: Matilda De Angelis.