Save Our Souls: musica e consapevolezza per amare la vita in sicurezza, il rock non solo come ribellione ma anche impegno sociale

Lunedì 10 marzo il pubblico del Legend di Milano ha assistito a una serata speciale grazie all’esibizione dei Save Our Souls (S.O.S.), che hanno presentato in anteprima assoluta il loro nuovo album Macte Animo!. Prima del concerto, ho avuto il piacere di intervistare il fondatore e frontman della band, Marco Ferri, in arte Bruco, figura chiave dell’alternative rock italiano degli anni Novanta.
Dopo la reunion con i membri originari degli S.O.S. nel 2015, che ha portato la band a esibirsi persino in Cina, nel 2018 è arrivata la svolta. Marco racconta: «Un fan degli S.O.S., impiegato in un’importante azienda nel settore della sicurezza, ci ha proposto di scrivere un brano sulla sicurezza sul lavoro. Così è nato Ancora Vivere, che affronta il tema dell’uso del cellulare alla guida, un argomento purtroppo ancora molto attuale». Il videoclip, realizzato da Murdaka Films, ha segnato l’inizio della collaborazione con Fondazione LHS e Faraone Academy. «Una visione giovane che rappresenta al meglio una band di maturi rockers», commenta Marco.

Da quel momento, è iniziato un percorso che ha portato la band a presentare il brano al Teatro Brancaccio e a proseguire con la scrittura di altri pezzi dedicati alla sicurezza sul lavoro. Gli S.O.S. si sono esibiti in scuole e aziende, diffondendo messaggi di consapevolezza attraverso la musica. Marco, appassionato di fumetti, ha visto il suo gruppo apparire nel libro/fumetto Looks that kill (Chi sta mettendo a rischio la tua vita?), un progetto che promuove la cultura della sicurezza sul lavoro, la sicurezza stradale e l’educazione civica.
«La musica può essere uno strumento potente per affiancare la formazione sulla sicurezza, spiega Marco. Le ore di lezione sono fondamentali, ma una canzone o un video possono toccare corde emotive che la formazione tradizionale non sempre riesce a raggiungere».
Il titolo dell’album, Macte Animo!25, è nato quasi per caso. «Mi ha colpito questa locuzione latina che significa ‘coraggio’. Dopo il parere positivo di mia figlia Lucrezia, appassionata di latino ed insegnante, non ho avuto dubbi, racconta Marco. Per affrontare le difficoltà dei tempi moderni senza cedere all’effetto neutralizzante dei social, serve coraggio».
Oggi serve coraggio anche per scrivere canzoni su tematiche sociali, in contrasto con l’individualismo dell’epoca attuale. Se negli anni Settanta il rock significava sesso, droga e ribellione, oggi essere rock significa parlare di sicurezza sul lavoro e amore per la vita.
Il contributo musicale e le collaborazioni
Alla scrittura dei testi ha collaborato Andrea Amati, autore affermato, mentre il brano L’ultimo tornante, dedicato a Marco Pantani, ha visto il contributo del musicista e appassionato di ciclismo Angelo Mangili. Sul piano musicale, accanto alla storica sezione ritmica composta da Stefano Guidi (batteria) e Mauro Guidi (basso), si sono aggiunti Dario Spezia (chitarra) e Nicola Rossetti (tastiere).
La band ha un sound potente e ha condiviso il palco con artisti del calibro di Daniele Silvestri, Modena City Ramblers e Timoria.
Il brano più rappresentativo
Qual è il pezzo simbolo del nuovo disco? Marco non ha dubbi: Con Gli Occhi Aperti, la traccia d’apertura. «Sono riuscito a dargli un’impronta hard rock, il genere che più mi rappresenta. Il brano è un’evoluzione del nostro percorso sulla sicurezza sul lavoro: racconta una storia positiva, in cui il protagonista si salva grazie ai dispositivi di protezione individuale».
Marco utilizza la metafora della Formula 1, una sua grande passione, per sottolineare l’importanza della prevenzione. Cita l’incidente di Romain Grosjean, uscito illeso da un’auto in fiamme, una situazione ben diversa rispetto ai numerosi incidenti mortali del passato, grazie ai progressi nella sicurezza.
Progetti futuri
E i prossimi concerti? «Stiamo pianificando le date, vogliamo suonare nei locali e tornare nelle aziende e nelle scuole, dove i giovani mostrano un’attenzione straordinaria verso il tema della sicurezza sul lavoro e stradale. Le prossime tappe? Abbiamo in mente Roma, Bologna e, naturalmente, il Piemonte, anche per ringraziare i fan che sono venuti dalle Langhe per assistere al nostro spettacolo».
Infine, chiedo a Marco quali siano le sue influenze musicali, oltre al già citato hard rock. «Il jazz. Ho la fortuna di conoscere Paolo Favini, il sassofonista di Crozza, con il quale ogni tanto posso sfogare la mia passione per lo swing, interpretando brani di Sinatra, Nat King Cole, Dean Martin e Bublé».
I Save Our Souls continuano il loro viaggio musicale, dimostrando che il rock può essere non solo ribellione, ma anche consapevolezza e impegno sociale.
Articolo di Mauro Teti