Al primo singolo, SEM, giovane emergente ligure, con una grande abilità alla chitarra, ha trovato un ritornello forte e una canzone giusta.
Ha solo vent’anni, ma gli occhi di chi ha già scelto la strada della musica. Un vero e proprio tuttofare, un artista “duepuntozero”, come si abusa dire. Oltre a essere il punto centrale della sua musica e dei suoi testi, è anche autore del proprio video e ha gusto nella creazione della propria immagine. Vale la pena sbilanciarsi. “Anche se” è uno dei singoli più forti tra gli emergenti in questa stagione di musica. Punto.
“Anche se” è un singolo molto fresco. La chitarra è nuovamente protagonista in un progetto indipendente. Cosa si nasconde dietro questa canzone?
Ho iniziato a suonare la chitarra quando avevo otto anni, più tardi mi sono avvicinato ai testi. Principalmente scrivo basandomi sugli accordi, sull’armonia. All’inizio scrivevo in inglese, solo un anno fa mi sono affacciato all’italiano. Ho voluto prendere spunto sia da ciò che piace a me, il mondo indie internazionale, sia dall’indie italiano, almeno per quanto riguarda i testi. A piccoli passi siamo arrivati a questa canzone.
Non è la prima volta in cui su Musica361 intervistiamo giovani artisti che sono passati dall’inglese all’italiano. Qual è stata la difficoltà più grande e cosa, invece, è diventato più semplice?
Non è stato facile accettare che tutti capissero ciò che stavo cantando. Quindi, la difficoltà è stata mostrarmi per quello che sono. Non scriverei cose che non penso e non sembrerei mai qualcun’altro. Bisogna superare quel blocco mentale, poi ci si abitua in poco tempo.
Il tuo singolo è un assaggio di un album o di un altro tipo di progettualità?
“Anche se” è stato un primo assaggio in generale. I singoli sono diventati più importanti degli album, almeno ad oggi. Ci sarà un altro singolo verso fine estate/inizio autunno. Molto probabilmente ci sarà un EP, ma ci sono ancora molte cose che dobbiamo valutare.
Parli al plurale ed è giusto, visto che hai iniziato a far parte di un roster, quello dell’etichetta Platonica, che quest’anno ha già sfornato diversi artisti. Come ti stai trovando?
Benissimo. Ciò che mi piace di Platonica è il gruppo di persone che si aiuta a vicenda. Abbiamo fiducia l’uno nell’altro. Siamo una sorta di famiglia. Mi trovo molto bene anche con i ragazzi degli altri progetti.
Mi è arrivata voce che tu sia un artista tuttofare: curi persino i tuoi video e la tua immagine social. È vero?
Diciamo che mi sono sempre arrangiato con il computer e i video sono sempre stati una passione. Per diletto ho imparato i trucchi del mestiere per rappresentare quello che ho in testa. Anche questa volta ho pensato al video, l’ho montato. È stato faticoso, un lavoro lungo, ma sono contento del risultato.
Hai parlato di indie italiano e internazionale. Cosa stai ascoltando di specifico in questo periodo?
Sull’italiano non sono ancora un super esperto, non ci sono entrato da tanto. Chi mi ha stupito maggiormente è stato Frah Quintale con il disco “Regardez Moi”. Sono anche andato a sentirlo a Genova e sono rimasto veramente colpito dai suoi testi, da come raccontasse le cose. Anche Giorgio Poi mi piace molto. Per quanto riguarda l’estero cito Rex Orange County, un ragazzo inglese che ha fatto il botto già da un po’, Boy Pablo e tutto un filone europeo/americano che sta andando forte.
Vista la tua passione per la chitarra, quale sarebbe quella dei tuoi sogni? Puoi anche fare una scaletta.
Ci devo pensare (sospira). A me piacciono le chitarre particolari. Ho una Fender Mustang, ma mi piacerebbe averne una degli anni ’60. Sicuramente mi piacerebbe anche avere una Danelectro di quelle vecchie. E poi una Gibson ES 335.