Setak, primo abruzzese di sempre a vincere una Targa Tenco, è tornato in concerto a Pescara lo scorso 21 marzo con l’Assamanù Tour

Setak: “Assamanù”, un’immersione emotiva nelle profondità della propria storia personale, tracciata dalle corde di una chitarra che abbraccia i suoni globali e proietta le radici verso il futuro, dall’Abruzzo all’infinito.
«Assamanù è un disco che mi ha dato tanto – dice Setak. Sono felice di portarlo in tour anche quest’anno e di continuare a farmi stupire dalla relazione che hanno le mie canzoni con il tempo che passa.
Lo dico sempre, Pescara è la mia prima finestra sul mondo e sono particolarmente emozionato quando si tratta di suonare in questa città a cui sono profondamente legato emotivamente. Inoltre, per me il Circus rappresenta il primo cinema della mia vita e credo lo sia per tutti i Pennesi della mia generazione.
Sarò accompagnato dalla mia band al completo e inoltre avrò degli amici speciali che mi verranno a trovare sul palco. Sono molto emozionato e non vedo l’ora che la magia di questo tour cominciata con Milano e Roma arrivi a Pescara».
https://youtu.be/FSiQW2-LZRM
Nella tappa pescarese con Setak, sono saliti sul palco Nazareno Pomponi alle tastiere, Fabrizio Cesare al basso, Alessandro Chimienti alla chitarra e Emanuele Colandrea, batteria e percussioni. Opening: Marco Scipione.
“Assamanù” è il culmine di una trilogia musicale iniziato con il suo acclamato disco di debutto “Blusanza” nel 2019 e proseguito con “Alestalè” nel 2021. Un’opera che suggella un percorso interiore che vede ciascun album raccontare le tre fasi più importanti della vita di Setak: infanzia (“Blusanza”), adolescenza (“Alestalè”) e infine, oggi, la maturità.
Ad accompagnare l’artista fra queste pagine di diario che prendono la forma di canzoni c’è ancora una volta la sapiente produzione di Fabrizio Cesare: un vero e proprio sodalizio artistico iniziato anni fa in una casa di campagna e che non a caso ha portato Setak a riappropriarsi delle proprie radici, intraprendendo un progetto che ha i piedi saldamente legati alla propria terra d’origine e lo sguardo proiettato in avanti.

Anticipato dal singolo “Curre curre” (guarda il videoclip realizzato in collaborazione con Medici senza frontiere: https://bit.ly/3U3mYYg), il terzo album dell’artista abruzzese è un gioiello che testimonia la sua abilità unica e personalissima nel saldare il dialetto della propria regione al blues, al folk d’oltreoceano e a tutte quelle musiche che hanno segnato la sua formazione emotiva di ascoltatore e musicista. Setak usa la propria tecnica sopraffina di chitarrista al servizio della scrittura di canzoni universali, setacciando nella propria storia più intima e nei suoi gusti per selezionare solo gli elementi più preziosi, come faceva anticamente lu setacciar, figura della tradizione agricola abruzzese nonché soprannome della sua famiglia, da cui Nicola Pomponi ha preso ispirazione per scegliere il suo pseudonimo.
Come per il nome d’arte, a dare il titolo all’album c’è un’altra parola abruzzese, “Assamanù”, che significa “in questa maniera”: una dichiarazione di identità, un atto liberatorio che rivendica la scommessa che l’artista ha saputo vincere lungo la sua trilogia discografica, mettendo al centro l’anima più sentimentale del dialetto per “dire cose normali condivisibili da tutte le persone del mondo”.

Attraverso le undici tracce dell’album, Setak esplora tematiche profonde come il tempo, la storia, la memoria e l’importanza di setacciare dentro sé stessi, esponendo un rapporto con la propria terra d’origine che sa essere anche critico e che non ha nulla di campanilistico o folkloristico. Perché “conoscere e fare sintesi del passato e della memoria ha un senso solo se serve per guardare al futuro”.
Video intervista a cura di Domenico Carriero