Sicky con Atlantide, un racconto leggero ma con impegno, è pronto a riemergere dai propri abissi interiori
Sicky, nome d’arte di Alessandro Eremo, è un cantante nato a Jesolo nel 1992 e di origini italo-marocchine. Artista ricco di talento, che, con Atlantide (distribuito da ADA Music Italy), il nuovo brano, è pronto a riemergere dai propri abissi interiori, unendo un sound dal ritmo reggaeton e spensierato ad un testo che racconta con leggerezza i problemi d’ansia e di socializzazione affrontati dall’artista durante gran parte del suo difficile vissuto. Un brano vissuto in prima persona, ma nella quale in tanti si possono ritrovare. Un incontro tra leggerezza e serietà per un tormentone fuori stagione, ma con tanto da raccontare. Un ritorno in grande stile per il giovane rapper.
È da poco uscito Atlantide, il tuo nuovo singolo. Qual è l’emozione che provi dopo questa uscita?
Sto bene e sono felice per questa uscita. Tuttavia, sono anche un po’ distaccato e in questo momento sto nel mio. Mi sto vivendo il pezzo e mi sto vivendo quello che mi sta accadendo intorno. Attualmente sto cercando anche di capire quali saranno i prossimi passi.
Quale invece l’esigenza per uscire con questo brano?
Già in passato ero uscito con brani che avevano un qualcosa da dire e dove riuscivo a mettermi a nudo, con le mie sensazioni e le mie emozioni. Tuttavia, finivano per essere pezzi più pesanti all’ascolto. Ho sentito così la necessità di fare un qualcosa di più leggero, per far penetrare di più il messaggio e arrivare così a tutti.
Un brano dal testo importante, ma avvolto da una musica leggera come il reggaeton: è stata una scelta votata quindi per abbracciare più generazioni?
L’idea era quella… volevamo fare un qualcosa che potesse interessare a diverse tipologie di ascoltatori. Con questo brano andiamo ad abbracciare un pubblico che può capire più il testo e un pubblico più giovane che ricerca leggerezza anche in argomenti seri. I problemi legati all’insicurezza o alla socializzazione ci sono sempre stati, ma con il lockdown sono emersi con maggior frequenza.
Il brano racconta di momenti non facili, momenti che vivono tutti: ma è anche un brano autobiografico?
In parte è un brano biografico, ma come in altre produzioni, ho deciso di raccontare una storia nella quale in tanti possono ritrovarsi. Può dare spunti su determinati momenti che ognuno di noi può vivere. È un brano dove si tende una mano agli altri e che ti fa capire che certi periodi si possono superare. È possibile andare avanti nonostante tutto.
Nel videoclip emerge la presenza e l’uso importante di due colori: il rosso e il blu. Come mai questa scelta?
Nel video ho voluto trasmettere in primis un’idea di abbandono e di rinascita. Abbiamo scelto per questo il paese di Consonno per rappresentare l’abisso e Como per mostrare la meraviglia del mondo una volta riemersi.
La scelta dei colori invece non è appunto casuale. Infatti, il blu e il rosso sono usati per gli outfit, i fumogeni e i fuochi d’artificio e giocano sulla simbologia dei colori: il blu indica il colore del mare e il freddo dell’abisso, mentre il rosso evoca la passione, la allegria e il fuoco di chi insegue i propri sogni. Questa alternanza sembrava che potesse dare un bel senso anche alle parole del testo.
Il tuo nome è Sicky, ma da cosa deriva questa scelta?
Il mio nome deriva dalla parola sick, che ha due accezioni: malato e folle. Io mi reputo folle, così che la gente non sa mai cosa aspettarsi da me. Mi piace mettere quel pizzico di follia in quello che faccio e anche nella mia musica. Sono una persona sulle mie e vado spesso e volentieri fuori dagli schemi.
Quindi ti dichiari un po’ folle, ma hai anche sogni folli?
La mia speranza è di restare, di guardarmi intorno e capire che posso portare avanti questo percorso. Poter vivere di musica e arrivare magari ad ottenere dei dischi D’Oro e di Platino. Mi piacerebbe trovare un posto nel mondo.
Articolo a cura di Francesco Nuccitelli