A tu per tu con il giovane cantautore torinese Simo Veludo, vincitrice della 64esima edizione della kermesse dedicata alle voci nuove
Si è appena conclusa l’edizione 2021 del Festival di Castrocaro, ad aggiudicarsi il titolo è stato Simo Veludo, cantautore classe ’95 di Moncalieri, in provincia di Torino. A convincere la giuria (composta quest’anno da Ermal Meta, Noemi, Boosta e Margherita Vicario), oltre all’esecuzione della cover di “In alto mare“ di Loredana Bertè e di una speciale versione della sigla di “Willy, il principe di Bel–Air” realizzata con la loop station, è stata soprattutto l’interessante performance che lo ha visto proporre il suo inedito “Mutande”. Approfondiamo la sua conoscenza.
A chi dedichi questa vittoria?
Questa vittoria è dedicata a Federica, a Giacomo, alla mia famiglia, a tutte le persone che lottano tutti i giorni per realizzare quello che vogliono fare nella vita e che dopo tanti anni, credono ancora nelle favole (sorride, ndr).
Cosa ha rappresentato per te questa esperienza?
Ha rappresentato un percorso di crescita in cui ho capito, rapportandomi con una squadra enorme di professionisti, tante cose su di me che prima non avevo capito. Rappresenta inoltre una speranza, un bagliore di luce, perchè tutti quelli che mi conoscono mi hanno sempre detto: “senza pagare o senza le spinte giuste non vai da nessuna parte”. Io spero di essere la speranza che il duro lavoro, ogni tanto, paga.
Che ruolo gioca la musica nella tua vita?
Il ruolo di una maledizione, perchè non riesco a farne a meno. Non mi fa stare bene, perchè diciamocelo, scavarsi dentro, mettersi a nudo e confrontarsi sempre con le proprie emozioni peggiori a volte fa davvero male, ma allo stesso tempo è una catarsi e non riesco a farne a meno: la musica è la cosa che mi fa svegliare tutte le mattine e mi dà la forza di lottare contro tutto.
Quali pensi siano i tuoi punti di forza e le caratteristiche che possono farti contraddistinguere nel mondo della musica?
Penso che la gavetta e l’esperienza giochino un ruolo fondamentale: non ho mai snobbato niente, mi sono messo in gioco in tutti i concorsi possibili, dal peggiore di paese al migliore su Rai Due, ho suonato un miliardo di volte per strada a Torino, in Liguria, a Bologna, tante volte prendendo insulti dai passanti, dei quali ricordo benissimo parole e alcune facce, ho fatto esperienza in diverse rock band, suonando in tutti i locali possibili.
Senza contare l’esperienza in studio passando centinaia, migliaia di ore a imparare a produrre musica da solo. Oltre a questo, penso di essere molto poliedrico, so fare tante cose: spesso passo dal beatbox più crudo allo scrivere una canzone cantautorale, dal flow di un hip hop classico all’assolo dei Megadeth su una chitarra elettrica.
Secondo te, il mercato discografico di oggi è ancora in grado di individuare e valorizzare il talento?
Lo spero. Ci sono tantissimi artisti in classifica che reputo dei mostri a livello artistico: ThaSupreme, Blanco, Frah Quintale, Mahmood, solo per citarne alcuni. Penso che il talento faccia rumore e che, alla lunga, un grosso baccano non può essere più ignorato (sorride, ndr).
La vittoria di Castrocaro ti consente l’accesso diretto alle audizioni di Sanremo Giovani, quali sono le tue aspettative a riguardo?
Sanremo è un sogno che si realizza. Ci ho provato tante volte, passando da Area Sanremo, e non sono mai riuscito ad andarci così vicino. Non ho grosse aspettative per ora, perchè è una cosa più grande di me, ma allo stesso tempo lavorerò duro per un bel faccia a faccia con l’Ariston quando sarà ora.
Quale messaggio ti piacerebbe riuscire a trasmettere attraverso la tua musica?
Diversi messaggi, ma tutti quanti positivi: in alcuni brani, come in Ascesa, cerco di far capire quanto sia speciale essere sè stessi, con le proprie debolezze e particolarità che, proprio perchè uniche, sono le cose che ci rendono davvero speciali. In altri, come in “Mutande”, il messaggio è di rispetto assoluto verso un’anima che vale molto di più del suo corpo. Penso che l’amore sia importante, soprattutto se poggia su dei valori. In altri ancora, come “Torino Metropolitana”, mi prendo qualche rivincita sarcastica nei confronti di chi si è comportato male con me in questi anni!