Simone Bertolotti: “Far sentire la nostra voce attraverso la musica”

A tu per tu con il producer Simone Bertolotti, per parlare del suo impegno professionale e del difficile momento che il mondo della musica sta attraversando

Simone Bertolotti: "Far sentire la nostra voce attraverso la musica"
Simone Bertolotti si racconta ai lettori di Musica361, una vita spesa per la musica a 360 gradi

Passione ed entusiasmo, queste le due caratteristiche che contraddistinguono l’approccio professionale di Simone Bertolotti, musicista e producer lombardo che incontriamo alla vigilia dell’importante appuntamento con Sanremo 2021, dove ricoprirà il ruolo di co-autore e di direttore d’orchestra di E invece sì, canzone portata in gara da Bugo. Abbiamo il piacere di approfondire la sua storia, ospitandolo in questo undicesimo appuntamento della rubrica “Protagonisti in secondo piano.

Come ti sei avvicinato alla musica?

È stata una cosa abbastanza naturale, credo di esserci nato. Ho vissuto in una casa in cui si respirava musica dalla mattina alla sera. A quattro anni mio papà mi hai scritto alla mia prima scuola, a sei anni già ero a in giro suonare con lui e il suo gruppo. A quattordici anni mi sono iscritto al conservatorio di Mantova, da lì tutto il resto.

Quando è avvenuta la svolta professionale?

Diciamo pure che da adolescente già mi mantenevo con la musica, suonavo con la mia cover band, facevo pianobar, ero un ragazzino con una buona mentalità imprenditoriale. A ventuno anni ho fatto il mio primo e unico provino della mia vita, come tastierista per il tour “Uguali e diversi” di Gianluca Grignani. Così ho cominciato il mio primo lavoro da turnista.

Poi, piano piano, hai cominciato a metterti in gioco anche in veste di autore e produttore, fino all’apertura del WhiteStudio, prima a Cremona e poi a Milano. Anni di grande cambiamento per te?

Sì, decisamente. Per diverso tempo mi sono diviso tra il lavoro in studio e i live, sei anni fa ho trovato il coraggio di prendere una decisione importante. Ad un certo punto mi sono ritrovato a non riuscire a gestire al meglio entrambe le cose, ero in tournée con Laura Pausini, un momento altissimo per la mia carriera, un’esperienza incredibile in giro per il mondo. Tutti quei mesi lontano da casa mi hanno portato una sorta di frustrazione, perchè nel frattempo ho dovuto rinunciare a tanti lavori in studio, dischi anche importanti. Questo mi portava ad essere spesso triste, così ho deciso di smettere di suonare. Non è stato facile perchè, lasciare qualcosa di sicuro per l’incerto, è un po’ come fare un salto nel vuoto. Con il senno di poi è andata bene, sono felice di aver corso il rischio, oggi sono felice di quello che faccio.

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E’ brutto dirlo, ma in qualche modo quella scelta ti ha portato a patire di meno l’attuale momento storico, le varie conseguenze della pandemia, tra cui lo stop forzato dei live. Come hai vissuto questo ultimo anno?

E’ stato molto traumatico soprattutto all’inizio, nel primo lockdown, quando per mesi mi sono ritrovato a casa, con tre dischi già pianificati da portare avanti. Da maggio in poi, a livello burocratico, sono potuto tornare in studio, rispettando naturalmente tutti i protocolli di sicurezza del caso. Sono riuscito a rimettermi in piedi e continuare a lavorare, per questo mi reputo molto fortunato. Sai, vivo a stretto contatto ogni giorno con i miei colleghi turnisti che, invece, stanno affrontando un momento molto complicato.

Attraverso un post sui tuoi canali social, nelle ultime settimane hai espresso il tuo dissenso sui musicisti che si dichiarano contrari al Festival di Sanremo, solo perché quest’anno non ne fanno parte. Anche perchè potrebbe essere l’occasione per far ripartire l’intero settore. Noti anche tu poca solidarietà a riguardo?

Tu mi conosci, sai che non mi piace puntare il dito, anzi, comprendo anche la frustrazione generale del momento che stiamo vivendo. Già lo scorso anno, quando è iniziata la pandemia e ci hanno chiusi in casa, a me faceva sorridere il fatto che tutti i musicisti si sentissero un’unica grande famiglia, mentre questo è un settore che non ha mai fatto categoria. Se io non fossi stato coinvolto quest’anno a Sanremo, giuro che l’avrei pensata allo stesso modo. Proprio come ho gioito nel vedere recentemente dei miei cari amici nella trasmissione di Fiorella Mannoia, a suonare e svolgere il loro lavoro egregiamente.

In più si tratta di un modo per ripartire, una macchina come quella del Festival permette a tantissimi professionisti di essere rimunerati. Solo la mia convocazione ha generato lavoro almeno ad una ventina di persone. Certo, noi siamo dei privilegiati ad essere lì in un momento come questo, ma è un po’ come se lo facessimo anche per tutti i colleghi che non hanno la stessa fortuna. Comunque sia, come ha scritto il mio “fratello artistico” Andrea Bonomo in risposta al post: “Sanremo è un po’ come la ragazza disponibile della compagnia, ne parli male finché non ci vai” (ride, ndr). 

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Torni al Festival come co-autore e direttore d’orchestra di “E invece sì”, canzone portata in gara da Bugo. Inutile girarci intorno: com’è tornare dopo quello che è accaduto lo scorso anno con Morgan?

Guarda, per me è molto naturale. Anzi, te lo dico molto onestamente, spero sempre che il tempo cancelli quell’episodio, perchè c’entra davvero poco con la musica. Sono veramente stufo di vivermi questo eterno gossip legato a una cosa bella. Alla fine non rinnego nulla, sono ancora convinto che “Sincero” fosse un pezzo valido e sono orgoglioso di averlo realizzato anche con Morgan. Quel brano rappresenta Cristian (Bugo, ndr), rappresenta me, rappresenta Andrea Bonomo, ma rappresenta anche lui. Il suo apporto artistico è stato assolutamente presente, tutto il resto sono esclusivamente chiacchiere e pettegolezzi. 

Anche perchè, oltre a “Sincero” e alla partecipazione al Festival, c’è dietro un grande lavoro di squadra rappresentato dal disco “Cristian Bugatti”. Spiace quando la musica rischia di passare in secondo piano..

Proprio per questo motivo, sono stato uno di quelli che hanno spinto per far sì che Bugo realizzasse un repack del disco, (“Bugatti Cristian” in uscita per Mescal il 5 di marzo, ndr), perché è un lavoro a cui tengo tantissimo. Purtroppo, a causa di questa pandemia atroce, secondo me, non ha avuto l’eco che meritava. Una riedizione piuttosto sostanziosa, perchè contiene ben cinque brani inediti che vanno a concludere un progetto, a chiudere un capitolo. Mi auguro che questo Sanremo cancelli il gossip e lasci spazio soltanto alla musica, perchè ritrovare una tua canzone ridotta a un meme, è una cosa che non fa piacere… te lo posso assicurare. Per me la musica ha un valore grandissimo.

Sarà un Festival inedito, diverso per tutti noi. Tu, personalmente, come te lo immagini?

In questo momento storico faccio fatica ad immaginare, sicuramente mi auguro che sia l’inizio della nostra rinascita, la ripartenza di un settore in ginocchio. Sarebbe bellissimo che arrivasse al pubblico la grandissima energia che ho respirato alle prove. È arrivato il momento di far sentire la nostra voce attraverso la musica.

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Nico Donvito
Nico Donvito
Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.
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