Intervista all’ispirato cantautore milanese, in airplay con il singolo “Bella”
Si intitola “Bella“ l’inedito che conferma la maturità artistica di Tancredi, cantautore milanese classe 2001, che negli ultimi mesi si è imposto col proprio stile con il precedente singolo “Alba“. Un brano nato durante il lockdown, da un beat di Amedeo Radaelli, impreziosito dalla produzione di Federico Nardelli e Giordano Colombo.
Cosa aggiunge “Bella” al tuo percorso artistico?
“Bella” ha determinato un nuovo cambiamento. Ho capito che fino a quel momento avevo trascurato una parte molto importante della musica: stavo comunicando emozioni solo al cervello e non al corpo, mancava lo stimolo che ti fa venire voglia di muoverti e con “Bella” ho capito quanto sia importante anche questo fattore.
Che stato d’animo rappresenta per te questo pezzo?
Per me è un mix tra malinconia e redenzione.
Dal punto di vista sonoro, quanto contano le contaminazioni nella tua musica?
Le contaminazioni contano moltissimo, senza queste per me non può esserci un cambiamento perché non si hanno delle fondamenta dalle quali partire per costruire il tuo stile. La cosa importante però è anche la reinterpretazione delle influenze, altrimenti si rischia di assomigliare troppo a quel determinato artista.
Nel melting pot della musica odierna, in che termini pensi che la tua proposta si differenzi dalle altre?
Io sto cercando di fare un hip hop melodico trasversale: ovvero toccare tutti i generi mantenendo una base tra il pop e l’hip hop.
Nella società in cui viviamo, secondo te, siamo ancora liberi di seguire l’istinto oppure siamo un po’ tutti condizionati dai giudizi e, talvolta, dai pregiudizi altrui?
Io penso che il giudizio delle altre persone sia indispensabile per la crescita personale, soprattutto quando è un giudizio negativo perché può stimolarti a fare meglio oppure può farti capire che devi fregartene e seguire il tuo istinto.