Gli Assessori alla Cultura: insieme per riaprire i luoghi dello spettacolo
La musica non ha confini, la musica non ha colore politico… sembrano frasi fatte, i soliti luoghi comuni, ma è il senso dell’evento che si è svolto il 19 febbraio, organizzato dal Comune di Torino, che ha riunito in videoconferenza gli Assessori alla Cultura delle maggiori città italiane.
Naturalmente si tratta di esponenti di tutti i partiti e di tutte le aree geografiche, uniti in un coordinamento nazionale, con l’obiettivo comune di studiare e proporre delle soluzioni per la ripartenza del settore della cultura e dello spettacolo.
Considerato che il 90% dell’offerta culturale è sviluppata dai Comuni, è stato doveroso per sindaci e assessori, che meglio di chiunque altro conoscono le realtà dei propri territori, portare a Roma la voce e il grido d’aiuto dei lavoratori dello spettacolo e della cultura, che più di chiunque altro hanno sofferto e continuano a soffrire il peso di questa crisi pandemica.
Basti pensare che il comparto lavorativo del settore, che ovviamente oltre agli artisti include anche maestranze, tecnici e impiegati, è stimato in circa 570.000 lavoratori, mentre il fatturato della SIAE, nel 1° semestre 2020 si è ridotto del 73%, con circa 1 miliardo e 785 milioni in meno rispetto allo stesso semestre del 2019.
In virtù di questi dati, evidenziati dall’Assessora di Bari Ines Pierucci, ci si rende conto dell’enormità della crisi, ma allo stesso tempo anche del potenziale economico di un settore per troppo tempo trascurato e snobbato.
The show must go on… lo spettacolo deve continuare
D’altronde a qualsiasi musicista, almeno una volta nella vita sarà capitato di sentirsi chiedere “che bello, sei musicista…ma di lavoro che fai?”, a dimostrazione del fatto che nella nostra società il musicista è sempre stato considerato, nel migliore dei casi, un perditempo, nel peggiore, un drogato o un poco di buono.
Purtroppo questa crisi ha portato ad un ampliamento delle categorie che rischiano di scomparire, per cui si potrebbe arrivare al punto in cui sarà il musicista a chiedere al negoziante “Che bello, hai un negozio…ma di lavoro che fai?”.
Sfortunatamente, l’urgenza richiesta negli interventi, spesso si scontra con un muro di ostacoli burocratici e culturali, disseminati nel corso degli ultimi 30-40 anni, e che, per forza di cose, sono impossibili da rimuovere in pochi mesi.
D’altro canto, ci si rende anche conto che questa costituisce un’occasione più unica che rara per riformare finalmente un sistema bloccato da decenni, e su questa base si sono formati numerosi coordinamenti di associazioni, per portare all’attenzione dei palazzi romani il dramma sociale di una categoria invisibile.
Tali coordinamenti, però, a volte procedono in ordine sparso, non sempre con la stessa comunione di intenti, ed è per questo che il compito degli Assessori e dei Sindaci è stato quello di “fare una sintesi tra le varie parti, per portare una posizione unitaria nell’interlocuzione con il governo”, come ha spiegato l’Assessore Filippo Del Corno, del Comune di Milano, mentre l’Assessore fiorentino Tommaso Sacchi sottolinea l’importanza di un “tavolo permanente”, che garantisca continuità nel dialogo con il Ministero.
The Show must go on… lo spettacolo deve continuare
L’Assessora torinese Francesca Leon, padrona di casa (se pur virtuale), fa un riepilogo delle proposte e delle idee, sottolineando l’esigenza di creare un “protocollo nazionale unico e graduale”, ossia un protocollo che consenta una riapertura in sicurezza, indipendentemente dal “colore” della regione, evitando così aperture a macchia di leopardo, o chiusure da un giorno all’altro, anche perché, come fa notare l’Assessora napoletana Eleonora De Majo, “lo spettacolo e la cultura hanno bisogno di organizzazione e programmazione, non sono una saracinesca che si può tirare su o giù dall’oggi al domani”.
Ma tra i tanti paradossi emersi in questa crisi, ce n’è uno decisamente significativo, evidenziato dall’Assessora cagliaritana Paola Piroddi, rappresentante di un capoluogo che offre un sostegno economico alle associazioni, che però si attiva solo a spettacolo avvenuto, ossia, se lo spettacolo salta, anche per cause di forza maggiore, il finanziamento non arriva più!
Una vera e propria beffa per le tante associazioni che sopravvivono proprio grazie a quei fondi (che tecnicamente non possono ricevere finché il settore resta fermo), a sottolineare ancora di più la fragilità del sistema culturale italiano.
E così ci ritorna in mente con nostalgia quel vecchio detto ormai superato, quel “The show must go on”, ovvero la regola che imponeva ad ogni artista o teatrante di andare avanti in ogni circostanza, ma purtroppo allo stato attuale si può solo essere consapevoli del fatto che almeno per ora “The show can’t go on”.
Articolo a cura di Chiara del Vaglio