“Love” è il nuovo album di Thegiornalisti – Tommaso Paradiso, Marco Antonio Musella, Marco Primavera. Il disco è composto da 11 tracce pop, comprese “Questa nostra stupida canzone d’amore”, “Felicità puttana” e “New York”.
E poi c’è “Love”, la traccia che dà il titolo all’album. È Tommaso Paradiso, anima e frontman dei Thegiornalisti, a incaricarsi delle interviste. Sta a lui raccontare il perché di “Love”.
“Love”, amore. Hai detto in alcune interviste che è una parola semplice e universale, anche pop.
Ho voluto chiamare l’album così proprio perché “love” esprime un sentimento puro e genuino. Questo disco è dedicato a chi ama ma soprattutto a chi odia, con l’augurio che si torni prima o poi ai buoni sentimenti. Poi, credo che le nostre vite siano più pop che rock. Certamente qualcuno conduce un’esistenza rock, con notti folli e tutto il corollario, ma si tratta di poche persone e sono le rockstar. La maggior parte di noi ha una vita pop, normale. Io racconto proprio questa cosa, la normalità della vita. Pop significa popolare, e dentro al popolare c’è semplicità. Alla fine, io metto in musica quello che conosco e che mi interessa raccontare.
“Love” è stato prodotto da Dario Faini, musicista interessante, un melodista, figura tra gli autori di molte canzoni di successo, e sta per tornare con il suo progetto Dardust. Com’è stato lavorare con lui?
Non volevo che questo disco avesse particolari riferimenti musicali, anzi l’ho voluto quasi atemporale. Abbiamo prodotto il disco con Dario, e possiamo dire che in questo album c’è una parte organica che in quelli precedenti mancava. “Love” non ha schemi, abbiamo esaltato al massimo ogni canzone nella sua essenza facendo scelte in assoluta libertà. Abbiamo inserito il violino o le trombe se ci stavano bene.
Ormai da Thegiornalisti ci si aspetta sempre la hit. Visto che tu scrivi le vostre canzoni, hai sentito la pressione delle aspettative?
No, perché scrivere è un momento privato per me. Se senti la pressione, sbagli.
Nei nuovi brani ci sono riferimenti a viaggi, auto e treni.
Sì, ma devo dire che viaggio in treno praticamente solo per lavoro. Lo trovo un mezzo poco romantico, però se si escludono i ritardi è anche quello che amo di più. Di solito quando salgo su un treno faccio le parole crociate. Gli aerei non mi fanno paura ma mi piace guardarli dal basso. Negli aeroporti tutti si vogliono bene.
Dici?
Sì, nel senso che sono luoghi in cui ci si saluta. Nessuno è mai venuto a prendermi in aeroporto, con quelle scene di saluti che si vedono al cinema. Chiedo “puoi venirmi a prendere?” però le persone sono già impegnate. Questa cosa mi manca da sempre (sorride, nda).
A proposito di viaggi, sta per iniziare (il 19 ottobre) il vostro viaggio live in lungo e in largo per l’Italia.
Saremo molti sul palco in questa occasione, ci sarà anche una parte orchestrale nello spettacolo. Questo è il nostro primo tour veramente grosso e non vogliamo stravolgere i pezzi, anche se le canzoni meno recenti saranno riarrangiate. Spero di non subire troppo la pressione, perché emotivamente un concerto ti dà tanto ma ti leva pure parecchio. Devi bilanciare le cose per farle stare in equilibrio.