Danila Satragno, cantante, musicista e insegnate è la titolare del metodo Vocal Care®, utilizzato dalle più grandi star della musica italiana e internazionale. Come raccontato nel libro “Tu sei la tua voce”, scritto insieme al mental coach Roberto Re e con la prefazione di Manuel Agnelli.
Cominciamo dalla voce di Danila Satragno: come ti definiresti?
«Ho imparato a definirmi Vocal Builder, cioè “costruttore” della vocalità altrui. Questo è il mio mestiere: alleno la vocalità di chiunque, anche indipendentemente da un obbiettivo artistico, anche se in particolar modo mi sono innamorata del canto moderno. Sono comunque a disposizione di tutti coloro che debbano usare la voce per la comunicazione, dai semplici insegnanti ai politici. La voce è il nostro biglietto da visita in società e tutti abbiamo necessità di saperla usare correttamente: per avere successo nella vita bisogna davvero saper parlare consapevolmente, tra genitori e figli, tra partners, col proprio datore di lavoro o in altri momenti anche banali ma che costituiscono il nostro essere».
Da quando hai cominciato a interessarti alla voce?
«Da sempre, è stato destino. Ho cominciato a studiare pianoforte a 6 anni, poi a 9 sono diventata cantante in un trio musicale di supporto ad un gruppo che reclutava ‘piccole voci’ per Lo Zecchino D’Oro. Molto spesso mi divertivo a suggerire la nota a quei bambini che si perdevano nel canto.
Ho cominciato così, poi un giorno la vocalità di una cantante jazz mi folgorò: da allora cominciai ad appassionarmi sempre di più allo studio della voce e delle sue potenzialità. Ai miei tempi però si insegnava lirica, non esisteva una didattica per il canto moderno, i miei maestri non mi spiegarono niente a riguardo. Allora, oramai 30 anni fa, cominciai a leggere, viaggiare e incontrare artisti stimolanti, medici e foniatri di fama, grazie alla cui collaborazione sono riuscita a definire una mia forma d’allenamento per la vocalità moderna».
Qual era il tuo obbiettivo?
«Un metodo che non modificasse la voce originale ma anzi ne allenasse i colori pur mantenendo una vocalità naturale e fresca, non di maniera: così è nato il metodo Vocal care che ha preso forma aggiornato all’evoluzione della medicina, delle tecniche e delle nuove scoperte che sono state fatte.
Una volta messo a punto ho adottato questo metodo anche per i big della musica che si sono rivolti a me e in seguito anche ad attori, doppiatori, speaker radiofonici, manager e persone comuni: ognuna di queste categorie mi ha a sua volta stimolato a costruire un percorso specifico dato che non esisteva prima alcun protocollo a riguardo».
Tu sei la tua voce: qual è il potere più grande della voce?
«Il fascino della voce ha un potere immenso: la forza della comunicazione può rendere vincenti in qualunque situazione, dai marciapiedi ai palchi. Inoltre la vocalità è la forma di arte più immediata e anche più comune perché la possediamo tutti. Come nostra estensione ci rappresenta e ci definisce, non solo dal punto di vista fisiologico, dipendente cioè dal nostro modo di respirare, camminare o mangiare ma anche dal punto di vista emotivo. La voce è lo specchio dell’anima e del modo in cui trattiamo il nostro fisico in quanto strumento all’interno di un corpo che comprende anche la nostra umanità».
Qual è il principio che distingue il metodo “Vocal Care” da altri?
«È l’unico metodo scientifico per la cura e il potenziamento della voce. La lunga esperienza come vocal coach mi ha fatto comprendere quanto sia importante tenerla ben depurata in termini di alimentazione, respirazione e postura, e anche dal punto di vista emotivo, parte affrontata grazie ai consigli del mental coach Roberto Re, che mi ha aiutata riguardo determinate tecniche. Per poter comunicare efficacemente in società dobbiamo saper gestire le nostre pulsioni, conoscendo quei “segreti” da utilizzare al fine di sedurre, convincere, coinvolgere, incantare e insomma interagire con gli altri in maniera positivo».
Un esempio concreto riguardo questo tipo di consapevolezza?
«Quante volte si sentono persone che litigano pur affermando entrambe lo stesso concetto? Quel ‘non capirsi’ non riguarda infatti il concetto espresso ma il non riuscire a condividere un modo di comunicare. Per essere assertivi ad esempio la voce deve essere usata con un particolare tono, sapendosi dosare bene sui concetti espressi in modo da farli arrivare chiaramente o una voce che voglia risultare solo simpatica sarà molto rapida e tarata su toni alti. Se si confondono queste modalità il concetto espresso non arriva nel modo corretto».
In che misura conta l’aspetto vocale nella comunicazione, anche musicale?
«Prendiamo il tipico commento di un giurato da talent: “non mi sei arrivato”. Significa che il cantante, anche se intonato, sbaglia qualcosa nella modalità espressiva. In base ad alcuni studi scientifici a livello comunicativo i concetti espressi contano l’8% mentre la voce (intesa come suono e modo di portarla, frequenze usate, pause, tono e velocità) il 38%: per quanto possa sembrare assurdo è più importante il modo in cui enunciamo quanto diciamo rispetto al valore dei contenuti stessi! Il 60% della comunicazione riguarda invece l’aspetto non verbale, cioè il modo di gesticolare, vestire, truccarsi e porsi. Saper usare la voce è importante per avere il quotidiano potere gestionale della propria vita».
Qual era il tuo obbiettivo quando hai scritto questo libro, a chi ti rivolgi?
«Il mio primo libro Voglio cantare (Sperling & Kupfer) era più tecnico e principalmente rivolto ai cantanti, mentre in Tu sei la tua voce, grazie anche alle competenze di Roberto Re, ho voluto estendere il tema della vocalità fino a toccare competenze comunicative volte ad aumentare principalmente la propria autostima. Lavorando sulla voce si riesce a capire molto di sé stessi e di conseguenza a farsi capire in maniera efficace, ad essere più apprezzati ed avere più comprensione potenziando le gratificazioni della vita».
A proposito di gratificazioni, il complimento più bello che hai ricevuto?
«Una giovane donna mi disse di essere riuscita a ricostruire un rapporto sentimentale col fidanzato col quale spesso aveva degli scontri che dipendevano da una errata comunicazione, non certo dalla mancanza di amore.
Ho aiutato Jovanotti a non interrompere un grande tour, o supportato Annalisa, mia allieva fin da bambina, assistendo a tutto il suo successo. E tantissimi altri. Vedere un giovane fiorire per merito tuo è sicuramente una grandissima gratificazione, così come consentire di continuare a lavorare ad un adulto in carriera: è il caso di un famoso cantante che credeva di essere compromesso per un problema alle corde vocali e quando la sua voce è rifiorita mi ha confessato: “Mi hai permesso di continuare a vivere, perché la mia voce sono io”. Anche questa considerazione mi ha ispirato il titolo Tu sei la tua voce».
«Questo metodo mi ha fatto scoprire molte cose sulla mia voce, mi ha aperto un mondo ancora tutto da esplorare mi ha ridato la gioia di cantare. L’energia, il linguaggio, il coraggio».
MANUEL AGNELLI
Tutte le voci hanno un potenziale?
«Solo il 3% della popolazione mondiale ha una impossibilità di decodificare i suoni e parlare in modo intonato, eufonico ed efficace. Una percentuale infinitesimale, quindi quasi nessuno: potenzialmente tutte le persone possono imparare a gestire la propria vocalità. Più di un cantante non intonato che ho conosciuto ha superato il problema al punto di essere diventato un professionista».
Perché leggere questo libro?
«È un viaggio alla riscoperta delle potenzialità del proprio io e della voglia di condurre una vita migliore. Un testo non solo tecnico ma anche filosofico, utile anche per i bambini che abbiano bisogno di guadagnare autostima nel disagio di una disabilità: migliorare la voce è molto importante per i portatori di handicap, di malattie come la S.L.A. o anche autistici. E dal punto di vista musicale la forza di questo libro risiede nello stimolo di trovare nuove forme di comunicazione per la voce, che possano aiutare anche a costruire la ricerca di una nuova vocalità che in questi anni 2000, dal rap al trap, sta cambiando ad una velocità pazzesca».
Da docente di canto jazz e di nuove forme di vocalità che tipo di fermento vedi riguardo la ricerca?
«Molti giovani sono interessati a nuove sonorità vocali e anche a livello istituzionale da oltre 10 anni al Conservatorio sono stati aperti corsi di canto jazz, pop ed elettronica. C’è stata grande apertura verso queste forme di musica che oggi cercano di bilanciarsi con la contemporaneità, sperimentando tra la riscoperta del passato e il panorama del presente. Le contaminazioni più preziose avvengono quando la contemporaneità viene messa a confronto anche col passato, è da lì che nascono le innovazioni più grandi. Solo con la coscienza del passato non può che migliorare e diventare più fervido anche il presente».
Oggi venerdì 25 e sabato 26 gennaio dalle ore 10 alle ore 18, presso la sede Vocal Care “Casa Della Musica” di Milano (C.so Buenos Aires, 41), Danila Satragno insegnerà al “Master di formazione per vocal builder”. Nel corso dei due incontri, la Vocal Coach illustrerà il metodo Vocal Care da lei ideato, affiancata da molti professionisti del settore tra cui il celebre foniatra Franco Fussi, la nutrizionista Gigliola Braga e la dottoressa Veronica Vismara, che interverranno per fornire ai futuri insegnanti le informazioni utili ad integrare le conoscenze del mondo della voce e della musica. Per partecipare è necessario iscriversi chiamando il numero 345.5509790.