Dai Pooh a Checco Zalone: tante canzoni, ma l’inno di Germania 2006 era un altro
Diamo subito una notizia che forse stupirà molti: ai Mondiali in Germania, nel 2006, l’inno ufficiale non era Po-Po-Po-Po-Po-Po-Po. A dirla tutta persino quel ritornello era ripreso da Seven nation army dei The White Stripes. Chiaramente si trattava di un coro da stadio, utilizzato poi da diverse tifoserie: in Italia aveva cominciato la curva della Roma. Per omaggiare il suo capitano Francesco Totti, determinante negli ottavi di finale con un rigore all’ultimo minuto contro l’Australia, la tifoseria giallorossa adottò quel coro anche in Germania. Così, gli azzurri fino alla finale vinta contro la Francia, furono accompagnati da quel Po-Po-Po-Po-Po-Po-Po che tutti ricordiamo. Quando si vince, ovviamente, tutte le canzoni nate in quel periodo diventano un’occasione per fare festa.
Sono tanti quindi i brani musicali che raccontano l’avventura dell’Italia di Lippi in Germania.
Ci si ricorda di più della comica Siamo una squadra fortissimi, incisa da un ancora esordiente Checco Zalone un mese prima del trionfo di Berlino o del coro mutuato dai The White Stripes? O ancora: è più famoso il ritornello cantato dal re delle suonerie, Vladimiro Tallini (E adesso ridacci la nostra Gioconda…Materazzi ha fatto gol!) o l’emozionante pezzo cantato dai Pooh? A voi la scelta. In effetti quello dei Pooh, Cuore azzurro, rimarrà nella memoria di tutti per diverse ragioni. Anzitutto la poesia del brano, che puntava a raccontare l’unicità del rapporto tra gli italiani e la Nazionale. La sola realtà in grado di unire un intero Paese. La voglia di sognare e la speranza sempre accesa erano i temi principali di quella canzone, che esplodeva nel ritornello Noi con voi, voi con noi. Al momento del festeggiamento, la regia tedesca lanciò ancora Notti magiche, salvo poi correggersi. Così anche la Germania, e tutto il mondo, sentirono quel meraviglioso pezzo dei Pooh.
Ma non è tutto: Cuore azzurro fu cantato anche dagli stessi convocati di Lippi.
Il più celebre quartetto musicale italiano, infatti, incise il brano anche in una simpatica e altrettanto coinvolgente versione con i calciatori. Gli stessi che, tra l’altro, per la prima volta cantavano a squarciagola l’inno di Mameli ai Mondiali. Se vogliamo, quindi, per certi versi a Germania 2006 ci fu anche la (ri)consacrazione di Fratelli d’Italia. Cuore azzurro, nel frattempo, si apprestava a essere l’ultimo vero grande successo dei Pooh, che quell’anno compivano quarant’anni di storia. Ne sarebbero seguiti altri dieci, ma nessuna incisione avrebbe mai più raggiunto gli stessi fasti discografici.
Torniamo però all’inno ufficiale di Germania 2006. Quell’anno fu scelta Zeit Dass Sich Was Drecht (Celebrate the Day).
A interpretarla c’erano il cantautore tedesco Herbert Gronemeyer e il duo malese Amadou & Mariam. Si trattava di una sorprendente fusione di stili, con i ritmi pop tanto cari alla Germania e quelli tribali di derivazione africana. La strofa cominciava inneggiando alla ricerca continua della vittoria, sentendosi già campioni per il solo fatto di poterci credere. Quindi, sui ritmi pop, si continuava cantando la possibilità di scalare una strada sempre in salita, attraverso la propria fantasia per festeggiare il giorno della vittoria. Quello che sarebbe poi successo a noi italiani, dopo il rigore decisivo di Grosso. Il ritornello tormentone era quell’Eo eo e, che poi fu riadattato anche da Shakira per rivisitare il suo successo Hips Don’t Lie, remixato in occasione della finale, dove fu ospite d’onore in un grande show.
In pratica un’anticipazione di quel che sarebbe accaduto quattro anni dopo, in SudAfrica, nei Mondiali che vi racconteremo settimana prossima.
Quelli di Germania saranno comunque sempre ricordati, sportivamente e musicalmente, per essere stati pieni di festa per noi italiani. L’inno ufficiale per eccellenza, al di là della canzone scelta come brano tormentone, fu The Time of Our Lives, di Il Divo & Toni Braxton. Nessuno la ricorda, ma quella emozionante prova lirica che i tedeschi portarono alla cerimonia di apertura, merita uno spazio importante. Scritta da Jorgen Elofsson e prodotta da Steve Mac, la canzone raggiunse le vette della classifica in Svizzera, mentre in Italia si dovette accontentare del trentesimo posto. Vale la pena riascoltarla: non ebbe la stessa fortuna di We are the champions (utilizzata ovviamente anche a Germania 2006), ma è pura poesia. Va ammesso: prima ancora che ci svegliassimo noi a riscoprire la musica lirica con Il Volo, ci pensò la Germania. Solo che l’Italia lo aveva già fatto una decina di anni prima, con Andrea Bocelli. In qualunque modo la si voglia vedere, insomma, i Campioni del Mondo della musica, eternamente, siamo sempre noi. Ma quanto ci rode vedere i Mondiali da casa…