La musica di Zucchero è “D.O.C.” come il suo nuovo album, genuino, intimo, senza compromessi, composto da 11 brani a cui si aggiungono 3 bonus track
Il disco è frutto del lavoro di Zucchero con il contributo di artisti come Francesco De Gregori, Pasquale Panella, Rag’n’bone Man (che ha collaborato alla realizzazione del primo singolo lanciato, “Freedom”), Davide Van De Sfroos fra gli altri. Per introdurre il disco, Zucchero precisa che “Io vivo come tutti i tempi che stanno passando. Questa volta nei testi ho lasciato perdere i doppi sensi, che ci sono nelle canzoni più uptempo, mentre prima li usavo molto di più perché i tempi attuali non sono così goliardici e sereni”.
Spiega poi Zucchero che “Scegliere il titolo dell’album è stato un po’ una tribolazione. Dentro al disco ci sono il pop, il soul, un accenno al gospel: trovare un titolo che racchiudesse tutto non è stato facile. Sono tempi sospicious i nostri, tempi sospettosi e sospesi. Questo era il primo titolo che avevo ipotizzato, ma io voglio cantare in italiano anche all’estero e quel titolo suonava groppo anglofono”. Ed ecco allora “D.O.C.”.
Imprevedibile l’incontro con Van De Sfroos: “Musicalmente ho pensato a come non fare un album che suonasse necessariamente come il precedente. Ho fatto molta ricerca. Per i testi sono partito pensando alla mia vita e a quello che mi circonda, non solo in Italia ma anche girando il mondo. In ogni canzone c’era una luce, parlavo di uno spirito, quasi come se ci fosse un inizio di redenzione che per un ateo incallito come me significa cominciare a mettere in dubbio molte cose. C’è un avvicinamento a qualcosa di superiore, di grande, potrebbe anche essere lo spirito di mia nonna, non lo so cosa sia. C’è una speranza, chiamala fede. Una fede in qualcosa. Ma io ne avevo già parlato, ad esempio in “Così celeste”. Sono geloso di questo album perché parlo di cose molto intime”.
“Freedom”, libertà, è “Una parola usatissima, ma siamo davvero liberi? Non lo siamo, la nostra è una finta libertà, siamo condizionati dai social, dai media… io infatti sto tra i monti con gli animali, per cercare di essere più libero possibile”, riflette Zucchero.
A proposito di genuinità, “Mi sento contornato da gente che vuole essere cool (con riferimento al brano “Vittime del cool”, nda), che ha un atteggiamento da vip. C’è molta apparenza, ma non so perché ci sia bisogno di essere cool a tutti i costi. Vorrei che la gente si manifestasse nuda, com’è veramente. Genuina”.
Sulla copertina del disco ci sono le radici, “Più vado avanti, più sono profonde. Qualche frase in dialetto nelle canzoni c’è, fa parte del fatto di essere genuino. Sono concetti caldi, mi tolgono la malinconia quando mi capita di sentirla mentre sono all’estero”.
Da aprile a dicembre 2020 sarà tempo del nuovo tour mondiale, con l’Arena di Verona per 12 concerti tra il 22 settembre e il 4 ottobre. Il tour parte dall’Australia perché “Ci hanno chiesto di suonare tre sere in un importante festival blues”. E quindi Zucchero va. Così come andrà il 9 dicembre Beacon Theatre di New York per partecipare al Rainforest Fund 2019, concerto benefico organizzato da Sting. Come poteva mancare Zucchero?