Un cantautore che non ama racchiudersi in una semplice etichetta: Valentino Negri racconta la sua esperienza in ambito musicale.
Valentino Negri non ama autodefinirsi e rinchiudersi in una semplice etichetta: a noi di Musica361 ha raccontato il suo amore per la musica, nato grazie al padre, e le sue esperienze in ambito musicale, che lo hanno portato a diverse collaborazioni al di fuori dell’Italia e sul palco di Sanremo Giovani.
“Black” è il tuo primo album. Come definiresti il suo stile?
Non amo molto autodefinirmi, anche se qualcuno mi ha definito Glam Rock, qualcun’altro Grunge o Rock Blues. In “Black” non nascondo la musica che mi ha influenzato e con la quale sono cresciuto, anche se credo che le etichette lasciano un po’ il tempo che trovano. A parte i generi, credo che ci sia solo la buona musica -che più la ascolti e più ti piace- e la musica di consumo, che finisce nella spazzatura dopo un ascolto.
“Black” e’ difficilmente etichettabile con un genere nel panorama italiano, anche perché è un album di 15 brani scritti da me in stile old school. Ora si e’ abituati a dischi di 8-10 brani massimo, di cui si ascoltano solo uno o due singoli, mentre io ho voluto far ascoltare e svelare tutto il mio mondo in uno stile che è puro rock.
Come primo singolo di presentazione hai scelto “Pensavo”. Come mai questo brano?
È il brano che più mi rappresenta a livello di testo e di significato ed è quello che più si differenzia per gli arrangiamenti molto più morbidi rispetto a tutto il resto dell’ album. Volutamente è stata data più importanza alla voce che è quasi una narrazione e permette a chi ascolta di rimanere concentrato sul testo.
Quando e come è nata la passione per la musica?
È nata da dentro, dal sangue. Mio padre era cantante, compositore e bassista per alcuni famosi artisti italiani e da piccolo in casa si respirava arte e musica in ogni angolo: sono cresciuto sui palchi durante le sue tournée e a 14 anni ho fondato la mia prima band. A 15 anni, dopo la sua perdita, la passione si è rafforzata e mi ha portato fino a qua. Credo che la musica abbia il potere di annullare le distanze per qualche istante.
Si legge di te che sei attratto dall’America. Che cosa ti ha avvicinato a questo mondo?
Sicuramente la loro musica in ogni aspetto. A 16 anni ho avuto la fortuna di andare per la prima volta negli Stati Uniti, a Los Angeles, insieme a Drupi per registrare il suo Best. Mio padre aveva suonato per moltissimo tempo con lui ed avevano un amicizia rara, così mi portò con sé e mi ritrovai in studio con alcuni tra i musicisti più quotati e conosciuti al mondo e da lì capii quello che avrei voluto fare nella vita ad ogni costo. A contatto con questi artisti capii cosa significasse davvero fare musica e ne fui affascinato e completamente rapito. In seguito, ho continuato a viaggiare e a passare molto tempo negli Stati Uniti on the road, venendo a contatto con molte culture musicali e assorbendo moltissimo, soprattutto della scena Californiana. Questo mi faceva e mi fa sentire molto più a casa là di quanto non mi senta qua. Adoro l’America, ma quella ribelle naturalmente.
Hai suonato dappertutto. Hai notato delle differenze tra il nostro paese e gli altri?
Purtroppo si. Abbiamo una cultura storica musicale incredibile, eppure non trattiamo la nostra musica come andrebbe trattata e cosi molte volte è più apprezzata e coccolata all’estero che nella nostra patria. I media, i giornali e le major non danno alla musica la giusta importanza socioculturale che dovrebbe avere e la trattano invece come un gioco . La musica è una parte molto importante della crescita e della cultura di un paese e al momento noi siamo messi male.
Hai provato ad entrare a Sanremo Giovani, cosa non ha funzionato?
Ha funzionato tutto: la giuria di qualità si è alzata ad applaudirmi dopo la mia performance e la gente che mi scopriva era entusiasta. È stata una bellissima esperienza: mi ha permesso di far conoscere la mia musica e, soprattutto, ho avuto un grande seguito. Come tutti ormai sanno, però, queste cose non bastano.
Sei cantautore, musicista e fondatore discografico. A quale di queste professioni ti senti più vicino?
Sicuramente cantante ed scrittore, anche se non riesco a definirla una professione. Tutto il resto ho dovuto imparare a farlo per bisogno, anche se amo ogni aspetto di tutto quello che faccio.
Hai qualche altro progetto per il futuro?
Troppi. Intanto uscirà a breve il nuovo videoclip di “Due”, brano che canto in featuring con Drupi, che si è anche divertito a fare il video. Poi continuerò le aperture ai suoi concerti in tutta Europa e la promozione di “Black”, anche sto già lavorando al prossimo album.