Valeriano Chiaravalle: Quanto mi diverte la musica per la tv!

Valeriano Chiaravalle oggi è il più grande compositore di musica per la tv, oltre che un veterano di Sanremo. Ci racconta la sua vita da Direttore d’Orchestra

Valeriano Chiaravalle è stato, in questa stagione, Direttore musicale del fortunato programma di Raiuno, “Canzone segreta”. Nel prossimo autunno sarà impegnato con Fiorella Mannoia in una nuova trasmissione su Raitre

Valeriano Chiaravalle è uno dei Direttori d’Orchestra veterani al Festival di Sanremo: nel 2021 ha diretto ben quattro artisti, tra cui il vincitore dei Giovani, Gaudiano. Nel suo curriculum anche la direzione di straordinari successi come Che sia benedetta di Fiorella Mannoia, Come una favola di Raf, Per un milione di Boomdabash, Senza appartenere di Nina Zilli, La canzone mononota di Elio e Le Storie Tese.

Dopo una gavetta come Maestro sostituto di Vessicchio, Serio, Caruso, Tempera, approda sul palco dell’Ariston e si dedica alla realizzazione di musical di grande prestigio quali Il mago di Oz, Victor Victoria, Flashdance, The Blues Legend.

Compositore e arrangiatore di numerose trasmissioni televisive (La sai l’ultima, Buona Domenica, Melaverde, La macchina del Tempo, La dottoressa Giò, Amici, Io canto, Una voce per padre Pio), Valeriano Chiaravalle è uno dei direttori d’Orchestra più apprezzati per la sua capacità di spaziare da un genere all’altro, concentrandosi soprattutto su quelle musiche pop che entrano nella testa di chiunque per restarci tutta la vita. “Sono stato abbastanza fortunato”, ammette riferendosi alle innumerevoli esperienze che lo hanno reso, di fatto, il maggiore compositore della tv, vero erede di Augusto Martelli.

Nella sua filosofia, la musica deve essere anzitutto un gioco: Valeriano Chiaravalle è il decimo ospite delle interviste di Musica Maestro.

"Musica Maestro": i grandi Direttori d'Orchestra si raccontano 1
Valeriano Chiaravalle è il decimo ospite della rubrica Musica Maestro

 

Valeriano Chiaravalle, quando cominciasti la tua avventura nel campo musicale ti immaginavi già Maestro?

No, anche se effettivamente sono diventato Direttore molto presto. Dopo gli studi al Conservatorio, mi specializzai con il Maestro Fabrizio Dorsi e dopo poco lavorai al fianco di Peppe Vessicchio a Viva Napoli. Da lì fu una scalata via via sempre più alta e ricca di emozioni.

Nel tuo caso si può dire che la musica è davvero nel DNA, essendo figlio di un Direttore d’Orchestra. C’è un segreto che ti ha suggerito lui e che valeva quarant’anni fa come oggi?

Sono cambiate davvero tante cose nel corso degli anni. Sicuramente una caratteristica che il Direttore deve sempre avere è quella di mantenere la freddezza per essere punto di riferimento per tutti, senza entrare nel panico se si sbaglia qualcosa.

E’ mai capitato che ci fosse qualche errore il cui recupero risultasse più difficile in diretta?

E’ capitato che in un paio di occasioni un orchestrale avesse dimenticato di partire nel pezzo con i violini, e così il cantante prese l’attacco con un’ottava sbagliata. Errori ne possono succedere: un Direttore d’Orchestra deve arrabbiarsi se è il momento di farlo, ma sempre tenendo conto di tanti fattori. Quando si arriva all’esecuzione ormai, come dicono i francesi, “les jeux sont faits”: il vero lavoro è nella preparazione e nell’arrangiamento. Sul palcoscenico puoi solo riprendere al volo eventuali problematiche.

Il gesto da Direttore che più ti caratterizza?

Gesti piccoli e brevi ma efficaci, che non creino ansia agli orchestrali.

Hai partecipato tantissime volte al Festival di Sanremo, la prima quando fu?

Nel 1999, dirigevo Arianna Bergamaschi (C’è che ti amo, ndr) e ci portammo a casa una bella soddisfazione sfiorando il podio.

Poi innumerevoli esperienze sul palco dell’Ariston, anche con grandissimi Big della musica, da Fiorella Mannoia (Che sia benedetta nel 2017) fino a Tiziano Ferro nel 2020. E’ più stimolante dirigere un giovane, con tutte le possibili incertezze, o un veterano che ha le idee più chiare ma forse anche qualche esigenza in più?

Sono situazioni diverse, e ciascun artista è differente. Ci sono giovani che sanno già tutto quello che vogliono. E’ chiaro che quando ti ritrovi davanti un grande interprete sai di avere a che fare anche con qualcuno di esperienza, ma questo non toglie il lavoro psicologico che un Direttore deve avere anche nei suoi confronti rassicurandolo durante l’esibizione.

In effetti parlano tutti della tensione di un interprete, giustificandolo in caso di errore. Il Direttore, però, deve osservare tutti: dagli orchestrali ai cantanti. Come si concentra Valeriano Chiaravalle prima di una esibizione?

Come dicevo, il lavoro più grande avviene nei due mesi di preparazione del pezzo prima di arrivare a Sanremo. Una volta che sei lì, devi solo pensare a divertirti. L’esibizione, quindi, è paradossalmente uno sfogo. Sono concentrato a far sì che tutti possano vivere quella serenità di cui parlavo, ma penso essenzialmente a godermi la musica e divertirmi per trasmettere tutto questo al pubblico. In situazioni come con Boomdabash, due anni fa, che arrivavano già con un pezzo arrangiato da Ketra, so che tutto questo è particolarmente facile, ma al tempo stesso è importante un altro tipo di ruolo: quello di rendere il brano adatto al Festival. In certi casi il Direttore deve creare una sinergia tra gli orchestrali e un certo tipo di musica con maggior forza.

L’esperienza più affascinante?

Rischio di fare un torto a qualcuno, perché con tutti ho vissuto qualcosa di speciale. Con Tosca e Tiziano Ferro nel 2020, però, credo di aver raggiunto i massimi livelli di intensità. Rapporti di amicizia che hanno dato la possibilità di far nascere una vera magia sul palcoscenico.

E poi c’è Mika: un artista assoluto a tutto tondo, che ogni volta crea dinamiche incredibili, di straordinario coinvolgimento per tutti i musicisti.

Cosa c’è nel futuro di Valeriano Chiaravalle?

Mi diverte molto lavorare per la tv. Spero di ripetere Canzone Segreta, un’esperienza esaltante che mi ha dato la possibilità di riarrangiare diversamente alcuni brani storici, e di lavorare al fianco di amici e colleghi che stimo tantissimo come Fabio Concato, per citarne uno. In autunno, poi, faremo un programma su Raitre con Fiorella Mannoia. Di progetti ce ne sono tantissimi altri, e devo dire che mi danno tutti una grande carica!

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Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi, laureato in filosofia con una tesi sulla comicitá contemporanea riletta attraverso Bergson e Freud, è appassionato di musica e teatro. Racconta con rigore aneddotico la storia del Festival di Sanremo e della musica italiana, suggerendo ogni volta spunti filosofici e inediti.
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