Veronica Rudian: “Autoritratto” il nuovo singolo. Un pianoforte come foglio bianco e i tasti come pennello, da qui la sua opera d’arte
Veronica Rudian è una giovane pianista e compositrice ligure, un’importante promessa del panorama musicale italiano. Inizia a studiare pianoforte all’età di quattro anni e ne fa la sua grande vocazione. Nei suoi brani, al posto delle parole, fa trionfare lo strumento e porta l’ascoltatore ad immergersi completamente con l’udito. Il suo ultimo singolo dipinge le varie sfaccettature del suo carattere e punta a far arrivare alla gente il suo animo più rock e folle.
Buongiorno Veronica e bentrovata tra noi! Come nasce la tua passione per la musica e che ruolo occupa nella tua vita?
Sono sempre stata devota alla musica classica fin da piccola. È nato tutto da una tastierina giocattolo che mi regalarono i miei nonni quando avevo solo due anni. Negli anni ’90 andavano di moda gli 883 ed io impazzivo per loro, li ascoltavo sempre in radio e mi trasmettevano calma e tranquillità.
Come hai approfondito questa tua vocazione per il pianoforte?
All’età di quattro anni mi iscrissero ad una scuola di musica locale e iniziai gli studi. Sono partita con la classica, a otto anni sono stata presa in accademia a Padova e mi sono specializzata su Chopin. Andando avanti mi sono trasferita poi in Polonia per perfezionarmi sempre su quest’ultimo e nel frattempo studiavo anche altri autori. La classica non ho intenzione di mollarla perché la tengo per l’allenamento e la tecnica delle mani. Sentivo comunque che c’era qualcos’altro, oltre a questo, così ho sperimentato anche il rock con qualche sonorità celtica.
Come cerchi l’ispirazione per scrivere?
Sono molto spontanea. La maggior parte dei brani arrivano durante la notte quando sto sognando. È come vivere un film ma silenziato dalle parole con la musica. È un processo particolare, immagino tante cose e poi di giorno butto giù tutto sul piano. In generale, comunque, mi piace molto sperimentare. Con la musica vado molto a periodi, in estate ho ascoltato molto Harry Styles e quindi è venuto fuori un brano fresco ed estivo. In questo momento invece sono ritornata alle origini, riascoltando il genere rock che va molto sul punk e sul metal, cercando di riproporre quello che ascolto quotidianamente, come i Green Day, i Placebo. Le stagioni mi influenzano molto e in questo momento, in pieno autunno, non riuscirei a tirar fuori un brano che ricorda l’estate.
Sei nata in Liguria. Che rapporto hai con la tua terra? Influisce anche sulla tua scrittura?
Mi sento molto legata a Bordighera, è una piccola cittadina e abito praticamente davanti al mare. D’inverno assume tutto un altro aspetto, passeggiare sulla spiaggia, in silenzio, mi ispira molto. È molto malinconico e nostalgico e alcuni miei brani hanno delle tonalità che possono ricordare queste sensazioni.
Concentriamoci sul tuo nuovo singolo, “Autoritratto”. Qual è stato il processo che ti ha portato a creare questa canzone?
“Autoritratto” l’ho composto alla fine dell’estate; ha uno stile sporco di una danza celtica con sfumature che vanno sul rock; per sporco intendo che è stato creato soltanto con il pianoforte. Rappresenta diverse mie sfaccettature e ha molte sfumature al suo interno. Con questo brano spero arrivi anche l’altra parte di me, quella un po’ più rock e folle.
C’è un motivo che ti ha spinto a sperimentare queste sonorità? So che ne hai realizzati tanti e te lo chiedo per questo: un brano con sole melodie e zero parole che effetto fa?
È completamente diverso da una canzone con il testo. Di solito un cantante arriva dritto al cuore della gente con le parole, è più facile colpire. Già un brano solo strumentale può risultare più complesso da comprendere, però, secondo me, ognuno riesce ad immedesimarsi e a farlo suo. Richiede molta concentrazione all’ascolto ma allo stesso tempo può essere molto riflessivo, ti immergi pienamente perché viene dato molto spazio e risalto ai suoni; nella testa puoi ricreare la tua storia perché non esistono parole. Sono contenta e soddisfatta perché alle persone arriva lo stesso messaggio che voglio mandare.
Ti sei mai prefissata un messaggio che vuoi comunicare con i tuoi brani?
Vorrei mandare sempre un messaggio positivo, visti anche i periodi in cui viviamo. La musica deve sempre portare leggerezza e relax nella vita.
I brani pubblicati nel 2024 cosa hanno in comune?
A livello di sonorità niente, ma ciò che li unisce sono tanti piccoli pezzi di me. Faranno parte del prossimo album che uscirà a dicembre e sarà più personale rispetto al precedente.
Rispetto ai tuoi esordi, ad oggi ti vedi cambiata?
Mi vedo diversa professionalmente, c’è sempre da imparare. In tutti questi anni c’è stato un grande cambiamento anche dentro di me come persona.
C’è un momento o un episodio particolarmente felice che ricordi con molto piacere?
Assolutamente sì, un paio di anni fa al concerto di Natale in Vaticano, con la cantante Amy Lee degli Evanescence. L’ho accompagnata con il pianoforte in una sua canzone, è stata una grande emozione perché mi sono esibita con un artista di una delle mie band preferite. L’ho conosciuta di persona ed è stato veramente stupendo quel momento mentre suonavamo insieme.
Hai anche partecipato a qualche altra iniziativa?
Faccio spesso concerti per beneficenza, ogni evento mi regala sempre tante emozioni, specialmente esibirmi davanti alle persone, è anche un modo liberatorio.
Cosa provi quando sei sul palco?
Mi chiudo in una bolla, appena mi siedo per suonare entro in un altro mondo. Quando scendo dal palco mi sale l’adrenalina a mille.
Come descriveresti la tua musica oggi?
New age pop. È un mix tra stili diversi.
Se non avessi fatto l’artista cosa ti sarebbe piaciuto fare nella vita?
Mi è sempre piaciuto scrivere, anche a scuola scrivevo tanti temi o storie. Lo faccio tuttora nel mio tempo libero, prendo spunto da qualche serie tv, è uno dei miei hobby preferiti. Puoi sognare mentre scrivi, quello che vedi lo fissi nero su bianco.
Articolo a cura di Simone Ferri