In tantissimi, fan ed estimatori, attendevano da tempo un documento live dell’icona del pop italiano anni Ottanta che, però, non si è fermata al glorioso passato ma ha ricercato sempre nuove forme ed espressioni per comunicare il suo essere donna e artista.
Dopo trentotto anni di onorata carriera, è finalmente arrivato il momento per Viola Valentino di pubblicare il suo primo album dal vivo intitolato Eterogenea Live 2016, documento del tour dello scorso anno in giro per le piazze d’Italia. Un percorso iniziato col botto nell’estate 1979, quando la sua Comprami – scritta da Renato Brioschi (già leader dei Profeti) e Cristiano Minellono – raggiunse le posizioni più alte della Hit Parade conquistandosi un egregio venticinquesimo posto tra i 45 giri più venduti dell’anno, superando addirittura colleghe titaniche come Mina (Anche un uomo), Loredana Bertè (Dedicato), Anna Oxa (Il pagliaccio azzurro), Loretta Goggi (L’aria de sabato sera) o nientepopodimeno che l’iper stellare duo internazionale Donna Summer/Barbra Streisand di No More Tears.
Una canzone divenuta subito cult per diversi motivi: la voce di Viola «esile esile, un soffio», il suo personaggio da «ingenua perversa», il linguaggio «di una colloquialità che ha tutta l’aria di essere quel tanto di linguisticamente illecito consentito alle persone che si considerano moderne e disinibite», come scrive Gianni Borgna nella sua Storia della Canzone Italiana (Mondadori, 1992). Una canzone che, a detta della stessa cantante, rappresenta una «croce e delizia» aggiungendo che «se non ci fosse lei, non ci sarei io… se non ci fossi io, non ci sarebbe lei». Insomma, un marchio indelebile che, a volte erroneamente, ha portato qualcuno a considerare Viola Valentino una meteora della canzone italiana, di quelle che «ballarono una sola estate» o, peggio ancora, una non cantante.
Questo doppio album, prodotto dall’etichetta Latlantide, dimostra – qualora ce ne fosse ancora bisogno – che la carriera di Virginia Maria Minnetti (questo il suo vero nome) non è affatto una stella cadente, ma un bel viaggio costellato di successi pop come Sei una bomba (Festivalbar e Cantagiro, 1980), Anche noi facciamo pace (Mostra Internazionale di Musica Leggera di Venezia, 1980), Giorno popolare (Vota la voce, 1981), Sera coi fiocchi (sigla finale di Domenica in, 1981), Romantici (Festival di Sanremo, 1982), Sola (inserita nel film Delitto sull’autostrada di Bruno Corbucci con Tomas Milian, 1982), Verso Sud (Un disco per l’estate, 1984), Il posto della luna (Festivalbar, 1986), la maggior parte firmati da autori del calibro di Maurizio Fabrizio, Guido Morra, Riccardo Fogli e Vincenzo Spampinato. Tutto, però, non si è fermato agli anni Ottanta, ma è proseguito con buone produzioni tra cui Onda tra le onde (di Mario Lavezzi e Oscar Avogadro) e Barbiturici nel the (di Bruno Lauzi e Mario Balducci), fino ad arrivare alle più recenti Le prove di un addio, Dimenticare mai, L’unica donna e Stronza.
Bella e d’effetto l’intro strumentale Sky di Pietro Grazioli che dà il via alla lunga scaletta del concerto infarcito, oltre che dalle sopracitate canzoni, da riletture quali Anime d’autunno, ovvero la Libertango di Astor Piazzolla, e Alba chiara di Vasco Rossi. Presenti nel secondo disco tre bonus tracks: i due singoli inediti Il suono dell’abbandono e Ti amo troppo, più una personale versione del successo sessantottino La bambola di Patty Pravo, artista molto stimata da Viola nonostante le note vicende personali. Icona del pop italiano anni Ottanta, regina dell’easy listening – che non è una brutta parola – nostrano, Viola Valentino riversa interamente e senza riserve nella dimensione live la sua essenza “eterogenea” e “viva” capace tanto di coinvolgere ed entusiasmare, quanto di cantare senza ghirigori e virtuosismi, in piena libertà di mente e cuore, i diversi e molteplici colori di cui la vita è fatta.
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