Dalla parte della musica, proponiamo nuova musica di qualità tramite un’attenta selezione di artisti
Logo Vrec Music LabelVrec, nel loro sito c’è scritto: Proponiamo nuova musica di qualità tramite un’attenta selezione di artisti. Cantautori rock/intimisti band rock / blues e derivati. Difficilmente troverete i nostri brani nelle grosse radio.
Siamo perennemente fuorimoda ma sempre attuali. Maledettamente anni 90, quasi evergreen. Ogni tanto sperimentiamo musica fuori dal coro. Perché i generi sono fatti per essere contaminati.
Ne abbiamo parlato con David Bonato, founder dell’etichetta.
Quando nasce Vrec?
L’idea, in fondo, l’ho sempre avuta. Nel 2005 avevo aperto un’agenzia di comunicazione e portavo gli artisti presso diverse etichette. Mi sono reso conto che la filiera si stava assottigliando, ricordiamo l’uscita di Napster che è stato il capostipite del consumo digitale della musica, e che per mettere in essere una strategia che mettesse in profonda relazione sia la parte discografica sia quella promozionale avevo bisogno di aprire un’etichetta mia, che mi permettesse di avere un controllo globale del prodotto e soprattutto un lavoro coordinato. Era il 2008.
Da dove deriva il nome?
Vrec nasce citando la targa automobilistica di Verona perché il mio obiettivo iniziale era quello di occuparmi di artisti veronesi o di territori limitrofi. Nel tempo iniziai a ricevere proposte da tutta Italia e l’etichetta ha cominciato a crescere.
Oggi l’attività dell’etichette è preponderante e mi occupo di progetti che seguo sia per la parte discografica sia per quella della distribuzione sia per quella della promozione.
Che tipo di servizio offrite ai vostri artisti?
Nel caso degli artisti emergenti è necessario un lavoro lungo e costante. Oggi sotto il marchio Vrec ci sono diversi professionisti che si occupano non solo delle attività dell’etichetta ma anche in quella che riguardano il booking e i passaggi radiofonici.
Gli artisti devono poter suonare e la loro diffusione live è fondamentale, anche se questo è il momento peggiore per parlare di musica dal vivo.
Qual è la cifra stilistica di Vrec?
Al di là del genere, la nostra mission è produrre musica di qualità e la nostra finalità è quella di ridare dignità alla musica, dal punto di vista artistico, compositivo e produttivo.
A noi è affidata la prima selezione del materiale che arriva e abbiamo la responsabilità di ascoltare tutto con grande attenzione e, soprattutto, restituire sempre un feedback agli artisti che si propongono.
Etichette discografiche indipendenti: Vrec Music Label
Quanti artisti avete in questo momento nel vostro roster?
Oggi Vrec ha circa un’uscita/mese, ossia una quindicina di nuovi prodotti all’anno. Ai nostri artisti è chiesta anche un’apertura collaborativa nei confronti dei loro colleghi che fanno parte del nostro roster con partecipazioni trasversali, sia alla registrazione dell’album sia nelle esibizioni dal vivo.
Ovviamente sempre cercando di non deformare le scelte artistiche di ognuno di loro. Il mercato discografico sta orientandosi verso un nuovo concetto di artigianalità e non è un caso che Vrec abbia deciso, da qualche anno, di stampare anche su vinile gli album dei nostri artisti.
Preferite lavorare su materiale grezzo o materiale strutturato?
Parto dalla considerazione che non sono un musicista e quindi una serie di sfumature non riesco a coglierle. Questo mi porta a preferire brani già strutturati.
È chiaro che alcuni brani grezzi, che fanno capire comunque una forte potenzialità, non vanno scartati e li affido alla squadra di produttori che lavora con noi.
Strutturati ma non finiti, ovviamente, perché devono essere comunque aperti al lavoro dei nostri produttori artistici anche per quanto riguarda le possibili featuring.
I videoclip?
Oggi ogni singolo deve essere supportato da un videoclip foss’anche solo un “lyrics” perché la diffusione sui player digitali deve tenere conto di Youtube per il quale i video sono fondamentali.
Nel caso di Vrec, per la produzione di video più complessi e organici abbiamo fatto una scelta che è quella di appoggiarci a Carlo Tombola, docente dell’Accademia di Belle Arti di Milano e che insegna anche a Venezia.
A lui e alla sua squadra è affidata la realizzazione dei videoclip che possono contare sia sulla sua grande professionalità ed esperienza ma anche sulle energie fresche e incontaminate della sua equipe composta prevalentemente da suoi allievi.
Come hai organizzato la distribuzione dei vostri prodotti?
Da sempre siamo distribuiti da “Audioglobe”, un grosso distributore nazionale ma non solo. Ci occupiamo di e-commerce attraverso Amazon, Ibs.it, laFeltrinelli e direttamente attraverso il nostro sito.
Oggi, a causa della pandemia, non si vendono più i dischi nei concerti e il nostro store è stato potenziato grazie ad alcune strategie. Mi spiego meglio. Nel nostro store il disco è disponibile in anteprima rispetto al resto della distribuzione e ci sono alcune esclusive per il nostro pubblico come ad esempio la possibilità di acquistare i vinili autografati dagli artisti.
David, ma tu stai parlando di album, non di singoli.
Sì, noi ci occupiamo di album, di progetti completi e riteniamo il supporto fisico fondamentale per la diffusione e la dignità della musica. Quindi sicuramente il CD e, in alcuni casi, anche il vinile. Le nostre ultime produzioni, in questo momento, sono per il 50% vendute su CD e 50% su vinile.
Cosa ci fa ascoltare Vrec in questo momento?
Abbiamo due playlist su Spotify. La prima è “Official Vrec Italian”, per la musica italiana, e “Official Vrec International” per la musica internazionale.
Dolente nota: la pandemia. Che cosa è cambiato in quest’anno per Vrec?
Non penso che “vedremo la luce” in questo 2021. Devo però dirti che sono abbastanza soddisfatto. Prima della pandemia c’erano centinaia di concerti di artisti “non noti” nei locali ma il mercato era monopolizzato dalle “cover band” e dalle “tribute band”.
La speranza è che si possa andare verso una situazione in cui ci siano meno concerti, magari con meno pubblico, ma soprattutto in cui la musica sia al centro e non il sottofondo del rumore dei bicchieri di birra.
Etichette discografiche indipendenti: Vrec Music Label
Bisognerà ripensare alla fruizione della musica, anche lavorando sui concerti in streaming, fornendo contenuti esclusivi di qualità con un coinvolgimento reale del pubblico. Nel resto del mondo questo è fenomeno che si è sviluppato sin da subito e noi in Italia siamo in leggero ritardo. Vrec ha appena realizzato un festival in streaming che ha coinvolto tutti i nostri artisti.
In questo momento stiamo pensando di realizzare eventi dedicati ai nostri clienti, a quelli che hanno acquistato il vinile, per esempio. Per l’inverno prossimo stiamo progettando l’utilizzo di nuovi spazi, diversi da quelli consueti, riservati a poche persone ma legati all’acquisto del vinile.
Come ti dicevo poco fa, l’obiettivo è dare contenuti esclusivi a un pubblico che diventa, così, esclusivo e potrà dire “Io c’ero!”. Il concetto di socialità è destinato a cambiare per sempre e non possiamo non tenerne conto. È necessario scindere la socialità dell’evento dalla sua artisticità.
Com’è possibile proporti brani?
Nel caso di un singolo, abbiamo implementato una piattaforma che si chiama “Groover”, che è disponibile sul nostro sito https://www.vrec.it/ nella pagina “Contatti”. In questo caso è garantito il feedback.
Nel caso invece di un progetto più strutturato, ossia di un possibile album, la nostra mail è lo strumento cui inviare un wetransfer o il link per l’ascolto.
Forse non “vedremo la luce” in questo 2021, come ha detto David, ma sicuramente abbiamo la possibilità di ascoltare buona musica.
Articolo a cura di Roberto Greco