Alla scoperta della band romana che ha collezionato un’importante esperienza live a livello internazionale
Risvegliare l’interesse del rock nelle nuove generazioni, questa è la missione dei WakeUpCall, realtà fondata nel 2010 dai fratelli Forni, dal cantante Tommaso e dal chitarrista Oliviero. Dopo aver lavorato in studio con il noto producer americano Beau Hill, il gruppo ha trovato la propria dimensione dal vivo, collezionando concerti in tutta Europa.
Quanto è cambiata la realtà live con l’avvento del web?
Notevolmente e non in positivo. A livello underground è molto più difficile riempire un locale rispetto al passato, per quanto riguarda il mainstream non si va più ad un concerto per ascoltare un artista, ma per far vedere sui social di esserci stato. Per godersi appieno un concerto, il cellulare andrebbe spento o lasciato direttamente a casa.
Vi sentite rappresentati dall’attuale scenario musicale?
Quasi per niente, abbiamo sempre voluto fare un percorso alternativo, di quelli che si facevano una volta, la cosiddetta gavetta. Oggi come oggi i talent show sembrano essere rimasti l’unica via percorribile per chi desidera arrivare ad un pubblico più vasto e non restare relegati per l’eternità nell’hinterland discografico.
I vostri brani sono cantati in inglese, scelta o istinto?
Per noi è naturale, il rock nasce in inglese, ma ultimamente stiamo scrivendo anche in italiano. Una volta superati i primi ostacoli mentali, ci siamo buttati con entusiasmo in questa nuova sfida, alla fine la lingua è solo un canale, quello che conta è il messaggio.
A chi dice che il rock sia morto, cosa rispondete?
Che ha quasi ragione (ridono, ndr), viaggiando spesso all’estero abbiamo riscontrato che la questione non riguarda soltanto l’Italia, purtroppo è una situazione globale. Noi confidiamo nel riciclo continuo della musica e nelle nuove generazioni che, magari, possono avvicinarsi al rock anche attraverso personaggi come Achille Lauro o i Måneskin, appassionandosi al genere fino ad arrivare a scoprire, ad esempio, Bruce Springsteen. Sembrerà assurdo, ma potrebbe essere il giusto modo per riaccendere la curiosità nei giovani.