Yume: “Terra (all’improvviso)”, Il brano invita a riemergere da sottoterra per poi sbocciare e rinascere dentro e fuori
Giulia, in arte Yume (dal giapponese “sogno”), è una giovane cantante nata e cresciuta in Sardegna che si è trasferita nella Capitale per scorgere nuovi orizzonti. Ermetica quanto empatica, fa dell’arte e della musica il cuore pulsante del suo universo, e proprio in questi elementi ritrova la vera espressione di sé. Il suo nuovo singolo proviene da un desiderio di rinascita e di vendetta nel manifestare tutto ciò che ha represso per tanto tempo. Spazia tra sonorità pop e richiami jazz, elementi che rappresentano una nuova fase della sua vita.
Buongiorno Giulia e bentrovata tra noi! Come stai? Come stai vivendo questo periodo della tua vita?
È un bel periodo, ricco di cambiamenti, più che altro nella sfera intima e personale, sono anni un po’ travagliati questi.
A livello professionale che periodo è? Come ti inquadri? Come valuti questo momento?
Sto imparando a scoprirmi, perché ho iniziato da poco un lavoro diverso da quello che ho sempre pensato, però mi piace e mi sto mettendo molto alla prova. Bisogna ragionare, essere creativi, mi stimola molto e credo che mi accenda anche sul lato musicale.
Come nasce la tua passione per la musica?
C’è stata da sempre, fin da piccola ho ascoltato tantissima musica, vedevo cantanti sul palco, in TV passavano molti più videoclip rispetto ad oggi e li guardavo sempre con ammirazione. Speravo un giorno di provare anch’io quelle sensazioni.
Un tuo punto di riferimento che ti ha influenzato?
Ai tempi seguivo tantissimo Avril Lavigne, i Paramore e gli Evanescence, quasi tutte donne in realtà. Però ascoltavo anche tanta musica rock. Devo ancora sperimentare veramente una mia chiave che mi prende poi a 360 gradi.
Il tuo nome d’arte Yume da dove viene?
Nasce da un ideogramma che vidi da piccola in un film, mi confrontai con amici per curiosità e cercai il significato. È un vocabolo che vuol dire sogno, desiderio e illusione allo stesso tempo. Con il tempo è diventato molto rappresentativo. Deriva dalla lingua giapponese.
Ho letto che ti sei trasferita dalla Sardegna a Roma. Come hai vissuto questo spostamento?
È stata una scelta dei miei genitori, sono molto legata alla mia terra, la amo con tutta me stessa. Però la vita di città non mi dispiace, ci sono numerose attività da fare. Sono una persona che ha bisogno di tanti stimoli quindi Roma colma questo mio lato.
La Capitale cosa ti ha dato in più musicalmente?
Mi ispira in fase di scrittura ma soprattutto mi ha offerto un’opportunità. Credo che non ci sia mai nulla di casuale, è arrivato tutto al momento giusto. Iniziare a fare musica è un processo che è nato nella capitale grazie a delle conoscenze. Sono molto legata alla spontaneità che ti porta a vivere ciò che vuoi e devi in quel determinato istante.
Entriamo nel merito del tuo ultimo singolo, “Terra (all’improvviso)”: raccontaci come nasce questo brano e che significato gli hai dato
Nasce da una domanda: che cos’è l’amore? Nell’ultimo anno mi sono ritrovata a sentir tanto parlare di questa emozione, non so definirla. Ho provato a riordinarla sotto forma di scrittura. Dalla domanda segue anche un filone di esperienze mie e non che hanno arricchito molto l’immaginario che c’è dietro.
Che messaggio vuoi comunicare?
Guardarsi dentro, prendere la sofferenza di un momento, capire da dove viene e cercare una risposta.
Come ti sei sentita dopo averla realizzata?
È stata una grande liberazione, farla uscire mi ha fatto sentire ancora più vicina alle persone ma mi ha anche dato un senso di libertà e di comprensione. Mi ha fatto bene.
Mi ha incuriosito quando dici che con questo brano hai sentito il bisogno di vendetta. Questo desiderio da dove proviene?
Viene dal fatto che spesso non mi sono esposta o aperta come dovevo. Questo ha portato a sotterrare e reprimere delle parti di me; provavo così un senso di inadeguatezza che col tempo ho capito che non era mio ma mi era stato dato dagli altri. Il desiderio di vendetta è una voglia di esposizione, volevo far capire attraverso delle immagini come mi sono potuta sentire. “Terra” è proprio una metafora in tutti i sensi. Questo brano mi ha fatto bene, è come se fossi emersa.
Come hai capito durante l’infanzia che la musica fosse la tua strada? C’è un’immagine che ricordi in modo particolare?
Sì, ero a casa di mia nonna e c’era quest’albero su cui mi arrampicavo. Avevo un lettore mp3 che mi portavo ovunque. Era estate e mi misi con le cuffiette ad ascoltare “Eppure sentire” di Elisa, un grandissimo classico. Nel mentre pensavo alla sua bella voce e alle sue belle parole, mi toccò tanto e mi sono detta che volevo comunicare con quella forma. Mi ci sono immaginata.
Come concepisci l’arte?
Ora che me l’hai chiesto ho pensato al colore, ma non uno preciso. Quando ne mescoli tanti diversi tra loro e potrebbe venir fuori di tutto. L’arte è la forma d’espressione che supera tutto, è una forma di comunicazione tra le più nobili che ci sia.
Che rapporto stai costruendo con il pubblico?
È un bel rapporto perché mi fanno sentire compresa. Le persone a me vicine dicono che sto esplodendo con la musica.
Programmi futuri?
Verranno rilasciati nuovi singoli che seguono la scia di quest’ultimo. Il tutto sarà definito in un EP, l’attesa non sarà lunghissima.
Progetti in cantiere?
Mi piacerebbe tornare alle origini, sperimentando il pop e l’elettropop. Fare un passo indietro da dove son partita.
Scegli 3 aggettivi per la tua musica…
Riflessiva, forte e immaginativa, nel senso che portano ad un immaginario.
Il tuo sogno musicale più grande?
Riempire qualche palazzetto o qualche arena.